
Il seguente articolo non contiene spoiler. Non è necessario aver letto i libri in questione per comprendere ciò che segue. Ma se non li aveste letti vi suggerisco, amichevolmente, di farlo.
Nel ventesimo secolo, due scrittori inglesi Aldous Huxley e George Orwell, scrissero i due romanzi di fantascienza più iconici sul totalitarismo dei tempi moderni: “Il nuovo mondo” e “1984”. I due romanzi dipingevano due tipi di società totalitarie diametralmente opposte. In “Il nuovo mondo” Huxley descrive un sistema totalitario che è, in superficie, benevolo; dipinge il quadro di una società futile ed edonistica in cui le persone sono governate dal piacere e controllate dalla tecnologia e dalla scienza. Inversamente “1984” rappresenta un mondo diviso in tre blocchi, in uno perpetuo stato di guerra, dove i lavoratori sono oppressi con la violenza (in tutte le sue forme) e sono controllati dall’occhio che tutto vede del Grande Fratello, incarnazione del potere burocratico, repressivo e onnisciente.
Le domande che oggi vi invito ad esplorare sono: quale di queste due distopie è stata più accurata nel descrivere la nostra attuale condizione di disfunzione e tumulto? E quale di queste due tipologie di totalitarismo è più probabile che funzioni nel nostro mondo moderno?
Entrambi i libri, a livello fondamentale, condividono una comune indagine filosofica: qual è il posto dell’individuo in un mondo che, attraverso il progresso scientifico e tecnologico, è sempre più orientato alla produzione ed al consumo di massa. Non sorprende quindi che entrambe le distopie abbiano molti dettagli in comune.
Entrambi gli scrittori vedevano un futuro plasmato dalle armi di distruzione di massa, concordavano sul pericolo di dividere l’umanità in categorie, determinate dall’ingegneria biologica e dal condizionamento psicologico (Huxley) o dalla tradizionale classe sociale combinata con una sorta di sistema di lealtà verso il potere (Orwell). Entrambi immaginavano il sesso come elemento chiave per attuare il totalitarismo (sull’argomento vi consiglio di guardare il capolavoro di Pier Paolo Pasolini “I 120 giorni di Salò”), anche se in modi diametralmente opposti: repressione forzata e celibato nel libro di Orwell; promiscuità ed edonismo deliberato e narcotizzante in Huxley’s. La manipolazione del linguaggio e la falsificazione della storia sono comuni in entrambi i romanzi. Entrambi i romanzi immaginavano un futuro dominato dall’America. Entrambi gli scrittori pensavano che i futuri governi avrebbero permanentemente compiuto molti sforzi per cercare di incitare il consumo economico.
La principale differenza tra queste due visioni potrebbe essere considerata come una differenza nella lunghezza del campo di visione. Orwell descrisse il totalitarismo del XX secolo in seguito alle sue esperienze di lotta contro il fascismo in Spagna. Vide il potere totalitario per ciò che fu durante la sua vita e quindi fornì un resoconto accurato e terrificante del fascismo, del nazismo e dello stalinismo. Il suo lavoro fu un lavoro storico. Huxley dall’altra parte era più interessato all’idea speculativa di come sarebbe stato il totalitarismo in futuro. Creò una distopia perfetta usando la sua conoscenza della psicologia, della scienza e della tecnologia per creare lo stato totalitario “perfetto”. La sua opera era l’opera di un filosofo.
Huxley ebbe la geniale intuizione di capire che in futuro il vero totalitarismo non poteva essere attuato con la forza. Il controllo finale sarebbe stato implementato attraverso il piacere, non il dolore. Perché è più difficile scappare da esso. Se un dittatore, con indosso una divisa, opprime il popolo con la violenza crea una situazione impossibile da mantenere a lungo termine. Questo per tre ragioni principali: prima di tutto l’oppresso è consapevole di essere oppresso, in secondo luogo sa chi lo sta opprimendo (il problema dell’uniforme) e infine (visto che sa di essere oppresso e sa chi lo sta opprimendo) è solo questione di tempo prima che l’oppresso raccolga un’arma e reagisca. Ciò che Huxley capì è che una dittatura veramente efficace ha bisogno di far credere agli oppressi di non essere affatto oppressi ma agenti liberi in una società libera, in secondo luogo il dittatore (il potere) deve nascondersi in bella vista; abbandonare l’uniforme in favore di giacca e cravatta, il che gli dà un’aria di normalità e rispettabilità. Infine deve fare tutto ciò che è in suo potere per assicurarsi che le persone che opprime siano abbastanza felici da non ribellarsi. La chiave di tutto questo? Nella mente di Huxley era un misto di edonismo sessuale, farmaci e consumismo. Di nuovo: controllo attraverso il piacere. Perché chi si ribellerà al piacere?
Huxley capì che un dittatore veramente machiavellico non deve tentare di eliminare la libertà. Tutto ciò che deve fare è definire a cosa assomigli la libertà. O per citare Henry Ford: “Puoi avere la tua auto di qualsiasi colore tu voglia… purché sia nera”. Nella mente di Huxley il futuro totalitarismo ci farà amare la nostra condizione di schiavi dandoci l’impressione di avere il controllo, quando in realtà faremo esattamente ciò che il potere vuole. Penseremo di essere liberi ma senza esserlo. L’umanità sarà tranquillizzata dal piacere e dalle droghe e dalle volontarie distrazioni dell'”infantilizzazione civilizzata”.
Scrive Huxley: “La mia convinzione è che l’oligarchia dominante troverà modi meno ardui e dispendiosi di governare e di soddisfare la sua brama di potere (…) la brama di potere può essere altrettanto completamente soddisfatta suggerendo alle persone di amare la loro servitù che fustigandoli e prendendoli a calci per la loro obbedienza “.
Ormai probabilmente avrete capito che è l’umile opinione di chi scrive che Aldous Huxley “vince la battaglia”. Ho riletto “Il nuovo mondo” quest’estate (e il suo seguito “Ritorno al nuovo mondo”) e sono rimasto stupito dall’accuratezza delle sue previsioni. Dalla biogenetica come sistema tecnologico di allevamento di bambini perfetti che formeranno il sistema di classi del futuro (una pratica ancora all’alba ma in fase di attuazione mentre scrivo. Sull’argomento vi consiglio di leggere del Dr. Steinberg e del Fertility Institute of California ), al sesso privo di emozioni, nevrotico, promiscuo, impersonale, promosso come segno di civiltà, all’uso diffuso di antidepressivi, farmaci ansiolitici e sedativi legalizzati (anche sui bambini), all’intrattenimento infantile di massa (penso ai film Marvel), alla società cullante, mortalmente ed incredibilmente piacevole promossa ovunque attraverso la pubblicità e la televisione, al piacere in tutte le sue forme come sacro Graal del capitalismo, alla distrazione di massa come mezzo per controllare la conversazione, alla scienza e la tecnologia come nuova religione… é inquietante vedere quanto la nostra società assomigli ad una fantasia distopica scritta circa 80 anni fa.
Aveva persino previsto Facebook (sotto forma di gigantesche schede, vero, ma ne capì il succo). La dichiarazione di intenti di Facebook “dare alle persone il potere di costruire una comunità e avvicinare il mondo” suona molto come il motto del nuovo mondo “Comunità, identità, stabilità” ed il divieto totale di mostrare immagini di allattamento al seno è comune al romanzo e al sito web (essendo un simbolo della nostra umanità e del nostro rapporto con la natura). Inoltre: la natura pubblica delle relazioni, l’idea che tutto dovrebbe essere condiviso e l’idea che “tutti appartengono a tutti gli altri” sono ulteriori temi comuni al romanzo e all’azienda. E soprattutto, l’idea, perfettamente espressa da Zuckerberg e che esemplifica perfettamente il tema principale di Huxley, che “la privacy è una norma obsoleta”.
Ma che dire di Orwell? Ebbene, è uno di quei casi in cui “quando il nuovo sistema non funziona torna a quello vecchio”. La violenza repressiva è ancora un’opzione quando il totalitarismo benevolo fallisce (per un recente esempio di questo vi invito a leggere il mio precedente articolo RITORNO AL FUTURO? – o di provare a camminare per strada senza mascherina). Orwell previde lo stato di sorveglianza di massa delle nostre società moderne: dalle telecamere a circuito chiuso con riconoscimento facciale, al Patriot Act, alle telecamere accessibili (dallo stato) sul nostro computer, iPhone, auto, TV e così via, siamo costantemente sorvegliati dal Grande Fratello. Il nostro mondo ha anche un numero crescente di “uomini forti” come leader (segnalo Trump) che riscrivono la storia e ignorano la verità (segnalo tutti i presidenti americani probabilmente dai tempi di Kennedy), e una crescente enfasi sui crimini di pensiero. Non abbiamo un “Due minuti d’odio” ufficiale, come nello stato di Orwell, ma i nostri equivalenti sui social media si avvicinano dannatamente. Infine, l’idea di una guerra permanente di basso livello come nuova norma assomiglia molto alla “guerra al terrorismo” globale che dura da 19 anni. Infine l’oppressione dei lavoratori è decisamente il modus operandi dei nostri sistemi economici (se non mi credete andate a parlare con un lavoratore di Amazon).
Mi sembra quindi giusto dire, e lo dico a malincuore, che le nostre moderne democrazie “splendenti” assomigliano sempre di più a un ibrido dei due romanzi. E questa non è una bella immagine.
Ovviamente c’è un paese che è davanti a noi nella corsa verso il perfetto stato totalitario (ma non preoccupatevi, lo seguiremo presto) ed è la Cina. Se la Cina ha dimostrato una cosa è che il capitalismo funziona molto meglio sotto un regime totalitario che non con la democrazia (dopo tutto cosa ci si può aspettare da un sistema economico basato sul motto hobbesiano “Homo homini lupus”?). La Cina cammina su una corda sottile tra “Il mondo nuovo” e “1984”, tra capitalismo edonistico e comunismo oppressivo (sebbene la Cina sia comunista solo di nome): controllo totale dei suoi cittadini – al punto da avere un sistema di credito sociale (un sistema di carote e bastoni che chiede al cittadino di scambiare la sua libertà per piccoli benefici narcisistici o materialistici) – ma abbastanza libertà e divertimento per far si che le persone non vogliano ribellarsi. Nel mio pessimismo credo che sia questa la direzione nella quale stiamo andando anche noi, e la svolta totalitaria che le nostre società occidentali hanno intrapreso durante quest’anno me lo conferma.
Lascio l’ultima parola ad Aldous Huxley perché condivido il suo pensiero: “Sebbene rimanga non meno tristemente certo che in passato che la sanità mentale sia un fenomeno piuttosto raro, sono convinto che possa essere raggiunto e vorrei vederne di più”.
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