A non-blog by Luca Ammendola

Mese: Novembre 2020

HUXLEY O ORWELL?

Dal film “Salò o le 120 giornate di Sodoma” di Pier Paolo Pasolini

Il seguente articolo non contiene spoiler. Non è necessario aver letto i libri in questione per comprendere ciò che segue. Ma se non li aveste letti vi suggerisco, amichevolmente, di farlo.

Nel ventesimo secolo, due scrittori inglesi Aldous Huxley e George Orwell, scrissero i due romanzi di fantascienza più iconici sul totalitarismo dei tempi moderni: “Il nuovo mondo” e “1984”. I due romanzi dipingevano due tipi di società totalitarie diametralmente opposte. In “Il nuovo mondo” Huxley descrive un sistema totalitario che è, in superficie, benevolo; dipinge il quadro di una società futile ed edonistica in cui le persone sono governate dal piacere e controllate dalla tecnologia e dalla scienza. Inversamente “1984” rappresenta un mondo diviso in tre blocchi, in uno perpetuo stato di guerra, dove i lavoratori sono oppressi con la violenza (in tutte le sue forme) e sono controllati dall’occhio che tutto vede del Grande Fratello, incarnazione del potere burocratico, repressivo e onnisciente.

Le domande che oggi vi invito ad esplorare sono: quale di queste due distopie è stata più accurata nel descrivere la nostra attuale condizione di disfunzione e tumulto? E quale di queste due tipologie di totalitarismo è più probabile che funzioni nel nostro mondo moderno?

Entrambi i libri, a livello fondamentale, condividono una comune indagine filosofica: qual è il posto dell’individuo in un mondo che, attraverso il progresso scientifico e tecnologico, è sempre più orientato alla produzione ed al consumo di massa. Non sorprende quindi che entrambe le distopie abbiano molti dettagli in comune.

Entrambi gli scrittori vedevano un futuro plasmato dalle armi di distruzione di massa, concordavano sul pericolo di dividere l’umanità in categorie, determinate dall’ingegneria biologica e dal condizionamento psicologico (Huxley) o dalla tradizionale classe sociale combinata con una sorta di sistema di lealtà verso il potere (Orwell). Entrambi immaginavano il sesso come elemento chiave per attuare il totalitarismo (sull’argomento vi consiglio di guardare il capolavoro di Pier Paolo Pasolini “I 120 giorni di Salò”), anche se in modi diametralmente opposti: repressione forzata e celibato nel libro di Orwell; promiscuità ed edonismo deliberato e narcotizzante in Huxley’s. La manipolazione del linguaggio e la falsificazione della storia sono comuni in entrambi i romanzi. Entrambi i romanzi immaginavano un futuro dominato dall’America. Entrambi gli scrittori pensavano che i futuri governi avrebbero permanentemente compiuto molti sforzi per cercare di incitare il consumo economico.

La principale differenza tra queste due visioni potrebbe essere considerata come una differenza nella lunghezza del campo di visione. Orwell descrisse il totalitarismo del XX secolo in seguito alle sue esperienze di lotta contro il fascismo in Spagna. Vide il potere totalitario per ciò che fu durante la sua vita e quindi fornì un resoconto accurato e terrificante del fascismo, del nazismo e dello stalinismo. Il suo lavoro fu un lavoro storico. Huxley dall’altra parte era più interessato all’idea speculativa di come sarebbe stato il totalitarismo in futuro. Creò una distopia perfetta usando la sua conoscenza della psicologia, della scienza e della tecnologia per creare lo stato totalitario “perfetto”. La sua opera era l’opera di un filosofo.

Huxley ebbe la geniale intuizione di capire che in futuro il vero totalitarismo non poteva essere attuato con la forza. Il controllo finale sarebbe stato implementato attraverso il piacere, non il dolore. Perché è più difficile scappare da esso. Se un dittatore, con indosso una divisa, opprime il popolo con la violenza crea una situazione impossibile da mantenere a lungo termine. Questo per tre ragioni principali: prima di tutto l’oppresso è consapevole di essere oppresso, in secondo luogo sa chi lo sta opprimendo (il problema dell’uniforme) e infine (visto che sa di essere oppresso e sa chi lo sta opprimendo) è solo questione di tempo prima che l’oppresso raccolga un’arma e reagisca. Ciò che Huxley capì è che una dittatura veramente efficace ha bisogno di far credere agli oppressi di non essere affatto oppressi ma agenti liberi in una società libera, in secondo luogo il dittatore (il potere) deve nascondersi in bella vista; abbandonare l’uniforme in favore di giacca e cravatta, il che gli dà un’aria di normalità e rispettabilità. Infine deve fare tutto ciò che è in suo potere per assicurarsi che le persone che opprime siano abbastanza felici da non ribellarsi. La chiave di tutto questo? Nella mente di Huxley era un misto di edonismo sessuale, farmaci e consumismo. Di nuovo: controllo attraverso il piacere. Perché chi si ribellerà al piacere?

Huxley capì che un dittatore veramente machiavellico non deve tentare di eliminare la libertà. Tutto ciò che deve fare è definire a cosa assomigli la libertà. O per citare Henry Ford: “Puoi avere la tua auto di qualsiasi colore tu voglia… purché sia nera”. Nella mente di Huxley il futuro totalitarismo ci farà amare la nostra condizione di schiavi dandoci l’impressione di avere il controllo, quando in realtà faremo esattamente ciò che il potere vuole. Penseremo di essere liberi ma senza esserlo. L’umanità sarà tranquillizzata dal piacere e dalle droghe e dalle volontarie distrazioni dell'”infantilizzazione civilizzata”.

Scrive Huxley: “La mia convinzione è che l’oligarchia dominante troverà modi meno ardui e dispendiosi di governare e di soddisfare la sua brama di potere (…) la brama di potere può essere altrettanto completamente soddisfatta suggerendo alle persone di amare la loro servitù che fustigandoli e prendendoli a calci per la loro obbedienza “.

Ormai probabilmente avrete capito che è l’umile opinione di chi scrive che Aldous Huxley “vince la battaglia”. Ho riletto “Il nuovo mondo” quest’estate (e il suo seguito “Ritorno al nuovo mondo”) e sono rimasto stupito dall’accuratezza delle sue previsioni. Dalla biogenetica come sistema tecnologico di allevamento di bambini perfetti che formeranno il sistema di classi del futuro (una pratica ancora all’alba ma in fase di attuazione mentre scrivo. Sull’argomento vi consiglio di leggere del Dr. Steinberg e del Fertility Institute of California ), al sesso privo di emozioni, nevrotico, promiscuo, impersonale, promosso come segno di civiltà, all’uso diffuso di antidepressivi, farmaci ansiolitici e sedativi legalizzati (anche sui bambini), all’intrattenimento infantile di massa (penso ai film Marvel), alla società cullante, mortalmente ed incredibilmente piacevole promossa ovunque attraverso la pubblicità e la televisione, al piacere in tutte le sue forme come sacro Graal del capitalismo, alla distrazione di massa come mezzo per controllare la conversazione, alla scienza e la tecnologia come nuova religione… é inquietante vedere quanto la nostra società assomigli ad una fantasia distopica scritta circa 80 anni fa.

Aveva persino previsto Facebook (sotto forma di gigantesche schede, vero, ma ne capì il succo). La dichiarazione di intenti di Facebook “dare alle persone il potere di costruire una comunità e avvicinare il mondo” suona molto come il motto del nuovo mondo “Comunità, identità, stabilità” ed il divieto totale di mostrare immagini di allattamento al seno è comune al romanzo e al sito web (essendo un simbolo della nostra umanità e del nostro rapporto con la natura). Inoltre: la natura pubblica delle relazioni, l’idea che tutto dovrebbe essere condiviso e l’idea che “tutti appartengono a tutti gli altri” sono ulteriori temi comuni al romanzo e all’azienda. E soprattutto, l’idea, perfettamente espressa da Zuckerberg e che esemplifica perfettamente il tema principale di Huxley, che “la privacy è una norma obsoleta”.

Ma che dire di Orwell? Ebbene, è uno di quei casi in cui “quando il nuovo sistema non funziona torna a quello vecchio”. La violenza repressiva è ancora un’opzione quando il totalitarismo benevolo fallisce (per un recente esempio di questo vi invito a leggere il mio precedente articolo RITORNO AL FUTURO? – o di provare a camminare  per strada senza mascherina). Orwell previde lo stato di sorveglianza di massa delle nostre società moderne: dalle telecamere a circuito chiuso con riconoscimento facciale, al Patriot Act, alle telecamere accessibili (dallo stato) sul nostro computer, iPhone, auto, TV e così via, siamo costantemente sorvegliati dal Grande Fratello. Il nostro mondo ha anche un numero crescente di “uomini forti” come leader (segnalo Trump) che riscrivono la storia e ignorano la verità (segnalo tutti i presidenti americani probabilmente dai tempi di Kennedy), e una crescente enfasi sui crimini di pensiero. Non abbiamo un “Due minuti d’odio” ufficiale, come nello stato di Orwell, ma i nostri equivalenti sui social media si avvicinano dannatamente. Infine, l’idea di una guerra permanente di basso livello come nuova norma assomiglia molto alla “guerra al terrorismo” globale che dura da 19 anni. Infine l’oppressione dei lavoratori è decisamente il modus operandi dei nostri sistemi economici (se non mi credete andate a parlare con un lavoratore di Amazon).

Mi sembra quindi giusto dire, e lo dico a malincuore, che le nostre moderne democrazie “splendenti” assomigliano sempre di più a un ibrido dei due romanzi. E questa non è una bella immagine.

Ovviamente c’è un paese che è davanti a noi nella corsa verso il perfetto stato totalitario (ma non preoccupatevi, lo seguiremo presto) ed è la Cina. Se la Cina ha dimostrato una cosa è che il capitalismo funziona molto meglio sotto un regime totalitario che non con la democrazia (dopo tutto cosa ci si può aspettare da un sistema economico basato sul motto hobbesiano “Homo homini lupus”?). La Cina cammina su una corda sottile tra “Il mondo nuovo” e “1984”, tra capitalismo edonistico e comunismo oppressivo (sebbene la Cina sia comunista solo di nome): controllo totale dei suoi cittadini – al punto da avere un sistema di credito sociale (un sistema di carote e bastoni che chiede al cittadino di scambiare la sua libertà per piccoli benefici narcisistici o materialistici) – ma abbastanza libertà e divertimento per far si che le persone non vogliano ribellarsi. Nel mio pessimismo credo che sia questa la direzione nella quale stiamo andando anche noi, e la svolta totalitaria che le nostre società occidentali hanno intrapreso durante quest’anno me lo conferma.

Lascio l’ultima parola ad Aldous Huxley perché condivido il suo pensiero: “Sebbene rimanga non meno tristemente certo che in passato che la sanità mentale sia un fenomeno piuttosto raro, sono convinto che possa essere raggiunto e vorrei vederne di più”.

RITORNO AL FUTURO?

Dal film “Ritorno al futuro” di Robert Zemeckis

Il 23 marzo 1933, il parlamento tedesco approvò il “Decreto del presidente del Reich per la protezione del Popolo e dello Stato” (in seguito noto come decreto dei pieni poteri). Questo divenne la pietra angolare della dittatura di Adolf Hitler e gli permise di emanare leggi, comprese quelle che violavano la Costituzione di Weimar, senza l’approvazione del parlamento o del presidente del Reich. I giudici tedeschi (vale a dire la Corte Suprema) non contestarono la legge. Consideravano il governo di Hitler come legittimo e continuarono a considerarsi come servi dello stato al quale dovevano la loro fedeltà. La legge “concedeva formalmente al governo l’autorità di emanare qualunque editto volesse con il pretesto di porre rimedio all’angoscia della gente“. Ciò diede a Hitler il pieno potere decisionale su tutte le decisioni politiche in Germania. Dieci anni dopo questa legge diede vita ai ghetti, alle deportazioni di ebrei e dissidenti, all’appropriazione di ricchezze private, alle incursioni notturne delle SS, alla macchina da guerra e infine all’Olocausto.

Il 18 novembre 2020, il parlamento tedesco ha approvato una legge denominata “Legge sulla protezione dalle infezioni” (“Das Infektionsschutzgesetz” in tedesco). La Legge “concede formalmente al governo l’autorità di emanare qualunque editto voglia con il pretesto di proteggere la salute pubblica”. Fino ad ora, il governo tedesco si è basato principalmente sui decreti per affrontare la crisi del coronavirus, una pratica che è stata criticata dai parlamentari di tutti i partiti e ritenuta incostituzionale da alcuni. Ufficialmente questa nuova legge trasferisce parte del potere legislativo dal parlamento all’esecutivo (il governo). La legge sulla protezione dalle infezioni creerà una base giuridica per permettere al governo di limitare alcuni diritti fondamentali sanciti dalla costituzione tedesca nel suo tentativo di combattere la pandemia (?). Il governo lo stava facendo comunque – ordinando blocchi, coprifuoco, divieti di viaggio, divieto di manifestazioni, irruzione in case private e attività commerciali, molestie e arresti di dissidenti, ecc. – ma ora queste pratiche sono state legittimate dal Bundestag e sancite dalla legge.

Ad essere onesti ad oggi sarebbe leggermente ingiusto confrontare le due leggi. Soprattutto perché, per ora, tutti i decreti governativi, approvati con questa nuova legge, possono essere solo misure temporanee e scadono dopo quattro settimane. Ma consiglio, vivamente, a tutti noi, di pensare a quanto pericolosamente stiamo giocando con i nostri diritti costituzionali (sto usando l’esempio della Germania ma la maggior parte dei paesi occidentali utilizza simili tattiche politiche).

Ovviamente sento già la ribattuta più elementare (volevo scrivere primitiva – oops l’ho appena fatto) a questo: “siamo in una situazione di emergenza ed in una situazione di emergenza devono essere prese misure estreme”. Supponiamo, per amore del dialogo, che tale pensiero sia corretto. Quando finirà l’emergenza? Con la totale scomparsa del virus (altamente improbabile)? Con le vaccinazioni obbligatorie di massa (no, non entro in questa diatriba adesso come adesso)? Quando sarà completato il “grande reset” economico? Quando i media decideranno che è finita? Con la seconda venuta del Cristo? Quando? Non ho risposta. Ma quello che so per certo è che una volta che una legge entra nei libri del potere è molto raro che ne esca (eliminare un’illimitato potere esecutivo solo per amore della democrazia? Ma siete pazzi?) Un esempio molto recente di questo viene da i nostri amici americani. Ricordate la retorica dopo l’11 settembre? Assomigliava a qualcosa del genere: “siamo in una situazione di emergenza ed in una situazione di emergenza devono essere prese misure estreme” (suona familiare). Questo diede vita al Patriot Act e al più grande programma di sorveglianza statale che il mondo abbia mai visto. Doveva essere una misura temporanea. Sebbene leggermente modificato (principalmente grazie al patriota americano Edward Snowden ed a uno degli ultimi veri giornalisti presenti sul pianeta terra Julian Assange) è rimasto attivo fino al 27 marzo 2020, 19 anni dopo la dichiarazione di emergenza.

Vale la pena ricordare che il totalitarismo non compare mai da un giorno all’altro. Non vai a dormire in una democrazia e ti svegli la mattina dopo in uno stato totalitario. Il totalitarismo è come una pianta che ha bisogno di essere annaffiata e di tempo per crescere (chiedo scusa a tutte le piante per la metafora poco lusinghiera). Cresce poco a poco, passo dopo passo, accomodamento per accomodamento, razionalizzazione per razionalizzazione. Nasce dall’apatia, dall’ignoranza, dalla paura e dalla condiscendenza verso il potere. Nasce dal conformismo (su questo argomento consiglio a tutti di andare a vedere, se non lo avete già fatto, il capolavoro di Bernardo Bertolucci “Il conformista”). Il passaggio da una democrazia al totalitarismo richiede mesi… anni. E tante concessioni del popolo al potere. Ma il risultato è sempre lo stesso. Sebbene le narrazioni e i simboli cambino, il totalitarismo porta sempre a meno libertà, più controllo e violenza come forma di governo.

Mercoledì scorso, mentre la legge sulla protezione veniva approvata dal parlamento, migliaia di manifestanti si sono riuniti per le strade. La maggior parte erano uomini, donne e bambini che protestavano pacificamente. Sono stati accolti da migliaia di poliziotti antisommossa che hanno picchiato e arrestato centinaia di loro e poi hanno annaffiato il resto con acqua gelata. (A proposito, non è ironico che un governo così preoccupato per la salute della sua gente abbia spruzzato acqua ghiacciata sui manifestanti a Novembre in Germania? La polmonite vi dice niente? Devo ricordarvi che la comune influenza é un Coronavirus?). Naturalmente questi manifestanti sono stati descritti dai media come “negazionisti”, “estremisti di destra”, “anti-vaxx”, “neonazisti” e così via. Per intenderci, come in tutte le proteste che raccolgono migliaia di persone, senza dubbio alcuni di questi elementi erano presenti. Ma per la maggior parte la protesta è stata pacifica (fino a quando la brutalità della polizia non ha preso il sopravvento) guidata da cittadini onesti che brandivano copie del Grundgesetz (la costituzione della Repubblica Federale di Germania), preoccupati per il gioco pericoloso al quale il loro governo stava giocando. Stavano protestando per contestare il diritto del governo di sospendere la costituzione tedesca a tempo indeterminato e governare la società con i decreti e con la forza. E sono stati accolti con violenza.

Ora a quelli di voi che si dicono che sto esagerando, che sono eccessivamente pessimista, una Cassandra, un pazzo cospirazionista (o un vero e proprio sciocco) e che questo tipo di stati totalitari non possono esistere e non esisteranno nelle nostre democrazie moderne, vorrei ricordarvi che qualsiasi mezzo di comunicazione alternativo che non sposa la narrativa ufficiale viene censurato (cosa è successo al buon vecchio mantra democratico “Non sono d’accordo con quello che dici ma sono disposto a morire perché tu possa dirlo”?) che un noto avvocato dissidente che ha intentato una causa dopo l’altra contro il governo tedesco definendo incostituzionale la loro gestione della crisi è stata rinchiusa con la forza in un reparto psichiatrico (tranquilli! Solo per un paio di giorni! Giusto il tempo per permetterle di riflettere alle conseguenze del suo comportamento) o che la polizia, pesantemente armata, sta arrestando blogger (anche se non è chiaro esattamente per cosa, poiché le autorità non hanno rilasciato dettagli ed i media mainstream non ne parlano) per citare solo alcuni simpatici esempi.

Uno di questi blogger è il dottor Andreas Noack, accusato di aver fornito assistenza medica (sì, avete letto bene: assistenza medica) a centinaia di manifestanti durante le proteste di blocco contro il governo tedesco. I verbali indicano anche che il dottor Noack era indagato dalle autorità per non essere conforme alle leggi del lockdown. Se non mi credi, fai clic sul link sottostante. Non c’è bisogno di parlare tedesco. Ma ti avverto: questo è il video più spaventoso che guarderai per tutta la settimana. (Si prega di notare la chiara tana in stile Dr. No in cui si trova questo pericoloso individuo.)

https://dein.tube/watch/KfyFyIpd2qDxbnA?fbclid=IwAR11dJ_SqwSlfspjdMsk6gY-CkLaWlEJyRSyaM5cxzT2zH4e9OLwZ4_Kj7I

Infine, come proverbiale ciliegina sulla torta, abbiamo questo democratico gentiluomo: Aziz Bozkurt, il presidente del gruppo migrazione e diversità dell’SPD (il Partito socialdemocratico tedesco – mi viene da piangere) che chiede, con un tweet, che le persone che rifiutano di conformarsi alla “Nuova normalità”, siano deportate “Non importa come. Non importa dove. Basta che sia fuori dal mio paese.” Presumibilmente il suo non importa come e dove ha qualcosa a che fare con dei treni?

Voglio essere chiaro: non sto inveendo contro i nostri amici tedeschi. Lo stesso sta accadendo in Italia, in Francia, in Inghilterra e così via. Non è un problema solo tedesco, è generalizzato. In tutta Europa la polizia sta dando la caccia ai “senza mascherina” per le strade, facendo irruzione nei ristoranti, nei bar e nelle case delle persone. In tutta Europa i nostri diritti costituzionali vengono sospesi in nome di un’emergenza che potrebbe non avere fine. In tutta Europa la crisi viene utilizzata come forma di governo attraverso la paura e la violenza. In tutta Europa il dibattito democratico viene messo a tacere a favore della propaganda di stato (senza dibattito ci può essere solo propaganda). In tutta Europa i conformisti, quelli che lasciano che la loro vita sia governata dalla paura, dall’apatia e dalla codardia stanno dando sempre più potere allo stato perché “sanno meglio di me quello che va fatto” e “lo fanno per il nostro bene” (questi, ovviamente, sono le stesse persone che in un futuro non troppo lontano affermeranno: “Stavo solo eseguendo ordini!”). In tutta Europa il disaccordo e la protesta contro la “nuova normalità” sono accolti dalla violenza.

Chiedo solo, a voi ed a me stesso, “fino a quando”? Quando finirà questo pericoloso, pericoloso, pericoloso gioco al quale stiamo giocando? Ammetto di essere un pessimista su questo argomento. Una volta che questo genere di cose inizia, nel migliore dei casi, non si ferma finché la democrazia non è altro che una favola da raccontare ai bambini mentre vanno a letto (lo scenario peggiore finisce con milioni di morti). Potrebbe volerci un po ‘di tempo per arrivarci ma non illudiamoci, il chiaro ed imminente pericolo è che è lì che stiamo andando.

RISATA NEL BUIO

Dal film “Il dittatore” di Charlie Chaplin

Un paio di giorni fa ho postato una stupida battuta su Facebook. Eccola:

“Pfizer ha annunciato un vaccino anti Covid! È efficace al 90%! Ho una domanda: se stessi per saltare da un aereo e l’istruttore ti dicesse che il tuo paracadute è efficace al 90%… salteresti? “

Ammetto, non è una grande battuta, e nemmeno originale – l’originale è di Bill Burr (un comico americano) ed era basata sulle percentuali di divorzio in America – ma è stata sufficiente a far scatenare l’inferno. Due fazioni hanno iniziato a discutere e litigare sui vaccini, il nuovo ordine mondiale e se Bill Gates sia un filantropo o un criminale. Questo, per me, la dice lunga sul livello elementare di dicotomia nel dibattito pubblico, ma non è questo il punto di questo sproloquio. Inutile dire che ho cancellato il post dato che non ho intenzione di essere il veicolo involontario di combattimenti sterili tra polli.

Per me questo sciocco episodio indica anche un crescente aggravamento del discorso e l’incapacità di trovare umorismo nei problemi che affrontiamo. Uno dei commenti che ho ricevuto era sulla falsariga di “la gente sta morendo là fuori… non c’è niente da scherzare”. Non potrei essere più fortemente in disaccordo. Credo che l’umorismo sia il primo e più efficace modo per sfidare la tragedia e le difficoltà. Ma poiché detesto formulare le mie opinioni su credenze ideologiche, sono andato a fare delle ricerche sull’umorismo in contesti tragici. Ecco cosa ho trovato (non pretendo che quanto segue sia una ricerca originale; è una sorta di minestrone di quattro articoli/studi che ho letto).

Auschwitz, durante la seconda guerra mondiale: un gruppo di donne ebree, al loro arrivo nel famigerato campo di concentramento, viene spinto in una stanza. Lì un gruppo di soldati procede a radergli i capelli. Le donne sono spaventate, arrabbiate e guardano con disperazione i loro bei capelli lunghi che cadono sul pavimento. Piangono e piangono. Una di queste donne, che ha appena finito di farsi radere, guarda le altre e con un sorriso sul viso dice: “Perché piangete? Ma sapete quanto il mio parrucchiere Misha chiedeva per un taglio di capelli? Una taglio gratis? Mai visto in vita mia!”. I pianti si interrompono e risate e sorrisi fanno la loro comparsa. Radere i capelli era un modo per disumanizzare i prigionieri. Una stupida battuta fu un modo rapido ed efficace per rifiutare tale disumanizzazione.

Di fronte ad una tragedia, la maggior parte delle persone è sopraffatta da sentimenti di tristezza e compassione, il che è ovviamente comprensibile. Ma la tristezza e/o la serietà, a lungo andare, sono un modo inefficace per affrontare la tragedia. La tristezza porta alla depressione, la depressione porta alla disperazione, la disperazione porta alla rinuncia e la rinuncia porta alla morte.

L’umorismo e la gioia, viceversa, affrontano la stessa tragica situazione attraverso una forma di rilascio emotivo. L’umorismo ti costringe ad essere ottimista sul futuro, ti permette di rimanere a galla in mezzo a tragedie e disperazione. La risata fornisce una momentanea fuga mentale. O, nelle parole di Conrad Hyers: “La commedia esprime il rifiuto di dare l’ultima parola alla tragedia”.

Victor Frankl, un neurologo austriaco, prigioniero nei campi di concentramento e autore del capolavoro “L’uomo in cerca di senso” (uno dei più grandi libri del secolo scorso, a mio parere) ha notato che l’umorismo era una delle cose che aiutavano le persone a sopravvivere nei campi. Racconta questa storia: un prigioniero sbatte accidentalmente contro una guardia nazista. La guardia si volta e grida: “Schwein!” (“maiale” in tedesco). Il prigioniero si inchina e risponde: “Cohen. Piacere di conoscerla”. La battuta dimostra chiaramente come l’umorismo aiuti a invertire chi ha il controllo. Inoltre l’oppressore non ha difese contro l’umorismo. Se cerca di reagire, sembra solo più ridicolo. Anche nelle terribili condizioni del campo, tali battute fornivano un mezzo per superare momentaneamente le avversità estreme.

Trovare l’umorismo di fronte alla morte è stato chiamato “umorismo da forca” da Freud. Il suo classico esempio era quello di un uomo che stava per essere ucciso da un plotone di esecuzione e gli è stato chiesto se volesse un’ultima sigaretta. “No grazie”, rispose, “sto cercando di smettere.” Di nuovo, la battuta aiutò il condannato a ribaltare la situazione e ad assumerne il controllo emotivo.

Vale la pena notare che Adolf Hitler non aveva senso dell’umorismo. Temeva di essere deriso e rese illegali le battute anti-naziste. Tali battute erano considerate un atto di tradimento. Questo perché capì che la risata è un meccanismo di difesa, aiuta a interiorizzare l’anormalità, aiuta a solidificare lo spirito combattivo, a superare la paura. Soprattutto mina il potere del dittatore perché è la prova di un sé autonomo che fa scelte al di fuori delle autorità sociali/politiche e pensa al di fuori del loro quadro ideologico. In altre parole, la risata è ribelle e l’umorismo ti rende libero. Questa è una lezione che dovremmo tutti tenere a mente in questi nostri strani tempi in cui giochiamo troppo pericolosamente con idee dittatoriali.

Ovviamente c’è un altro lato della medaglia: un dittatore intelligente permetterà l’umorismo perché sa che allevia la frustrazione, il dolore e la rabbia degli oppressi. Si dice che la macchina di propaganda comunista di Stalin avesse un ufficio specializzato nella creazione di barzellette contro il regime. Una forma di controllo perverso attraverso la liberazione emotiva. Penso che questa lezione sia stata appresa fin troppo bene dal potere moderno. La vera oppressione oggi non si attua con la violenza ma con la benevolenza. Ma questo è un altro argomento che è meglio rappresentato nei due tipi antitetici di dittature presentati da Huxley e Orwell nei loro libri “Il mondo nuovo” e “1984”.

Quindi, per rispondere al mio amico che afferma che “la gente sta morendo là fuori… non c’è niente da scherzare” vi lascio con le parole di Rudolf Kalmar, un giornalista austriaco che scrisse un’opera satirica su pezzi di carta trovati in giro per il campo di concentramento che lo imprigionava:

“È la vecchia canzone 
che vedi qui nel dramma 
Ma tieni sempre a mente una parola 
Tutto è un inferno 
presto guarirà 
attraverso questa parola magica: umorismo, umorismo!”

SE VOGLIAMO CHE TUTTO RIMANGA COME È, BISOGNA CHE TUTTO CAMBI

Dal film “Il Gattopardo” di Luchino Visconti

ATTENZIONE: il seguente articolo farà probabilmente arrabbiare sia i sostenitori di Biden che quelli di Trump!

Continuo a vedere festeggiamenti e giubilo ogni volta che apro Facebook: il “mostro” Donald Trump è sconfitto (forse?) E Joe Biden sarà il prossimo presidente degli USA (forse? E se così fosse… per quanto tempo?).

Capisco la gioia; ho sempre detestato Trump perché rappresenta tutto ciò che disprezzo in un uomo. Ma queste celebrazioni mi sembrano francamente eccessive.

Dobbiamo tenere a mente chi è Joe Biden e ciò che mostra il suo curriculum. Tanto per non essere sopraffatti dall’entusiasmo dimenticandoci che è dovere di ogni cittadino che crede nella giustizia sociale, nell’uguaglianza, nell’amore, nella compassione e nella possibilità di un mondo migliore, tenere sotto controllo le persone al potere. È nostro dovere mostrare a Biden lo stesso livello di scrutinio e pressione politica che abbiamo mostrato a Trump.

Joe Biden, dobbiamo sempre ricordarlo, è stato il vice presidente del “Premio Nobel per la pace” Barack Obama. Un altro presidente celebrato come una speranza di cambiamento negli Stati Uniti. Sappiamo tutti come è andata a finire. Il “Nobel per la pace” (e il suo secondo in comando), durante la sua presidenza, ha sganciato bombe su Afghanistan, Libia, Somalia, Pakistan, Yemen, Iraq e Siria. Ha dato il via libera alle “guerre dei droni”, alle “kill lists” e ha mantenuto la prigione di Guantanamo attiva e funzionante (nonostante avesse promesso il contrario). Ha imposto sanzioni criminali contro il Venezuela, definito “una minaccia insolita e straordinaria alla sicurezza nazionale”, armato i golpisti a Caracas, così come a Managua, nel fallito tentativo di rovesciare il governo sandinista guidato dal comandante Daniel Ortega in Nicaragua. Ha sostenuto le operazioni “giudiziarie” in America Latina che hanno portato al colpo di stato parlamentare contro la presidente socialista Dilma Rousseff in Brasile e l’uccisione politica dell’ex presidente argentina Cristina Kirchner (una socialdemocratica di centro sinistra).

La famiglia Biden ha legami e interessi affaristici poco chiari con i neonazisti in Ucraina. Hunter Biden – il figlio di Joe – è entrato a far parte del consiglio di amministrazione di Burisma Holdings, una compagnia di gas ucraina, nel maggio 2014, con uno stipendio di $ 50.000 al mese. Il figlio di Biden è stato scelto nonostante non parlasse la lingua e non avesse particolari esperienze in campo energetico. Ma è stato cooptato pochi mesi dopo la decisione di Obama di affidare al suo vicepresidente il compito di seguire la transizione politica in Ucraina. Dove per transizione intendiamo la rivoluzione colorata che ha portato al potere i neonazisti in Ucraina al posto del presidente Viktor Yanukovich.

Poi c’è il famigerato disegno di legge sul crimine del 1994 che ha esteso la pena di morte a 60 nuovi crimini, ha irrigidito le condanne, ha offerto agli stati forti incentivi finanziari per la costruzione di nuove prigioni e ha contribuito a portare all’ondata di incarcerazioni di massa (per lo più di uomini neri) che ha portato gli Stati Uniti ad avere il 25% della popolazione carceraria mondiale.

In breve, i democratici e gli antimperialisti sinceri non hanno motivo di celebrare l’elezione di Joe Biden se non per il fatto che non è Trump. E teniamo a mente le immortali parole di Gore Vidal: “La democrazia americana è un’aquila che ha due ali: entrambe destre”.

Vi invito quindi ad ascoltare le sagge parole del candidato presidenziale del Partito dei Verdi americano Howie Hawkins, quando afferma tramite il suo profilo Twitter: “Non importa chi siede alla Casa Bianca, continueremo a lottare per la giustizia sociale, per la democrazia e per i diritti umani centrati sulle persone”.

Questo è il dovere di ogni sincero umanista e fedele credente nella democrazia con la consapevolezza che il mondo può e deve essere un paradiso per tutti.

Quindi attenuate le celebrazioni e preparatevi di nuovo a combattere, perché se Biden entrerà nella Casa Bianca non diventerà magicamente un cavaliere di scintillante bianco vestito. Un’indicazione di ciò è il fatto che la sua campagna è stata in gran parte finanziata, tra gli altri, da vari hedge fund di Wall Street e da 44 miliardari (secondo Forbes). Secondo bloomberg.com ha raccolto quasi 1 miliardo di dollari (un record assoluto). Questi donatori faranno pressione sulla sua presidenza e no, non hanno a cuore i migliori interessi del popolo.

Quindi, PER FAVORE, PER FAVORE, PER FAVORE rimanete vigili e non pensate che tutto ciò che una sana democrazia richieda sono 15 minuti in una cabina elettorale ogni quattro anni e un paio di meme celebrativi su Facebook. È una lotta continua per la conoscenza, la giusta informazione e l’azione contro i poteri che dirigono la nostra vita politica e sociale, non importa chi essi siano.

Detto questo, e sono abbastanza sicuro che questo sia solo una vana speranza (ma non si sa mai), se il vecchio Joe dovesse scegliere la strada della Carta delle Nazioni Unite invece che della vecchia e già battuta strada di bombe, sanzioni e crimini internazionali, sono pronto a fare ammenda e diventare il suo primo sostenitore. Il mio augurio è di poter raccontare con stupore le politiche di discontinuità applicate dall’amministrazione Biden. Mi sembra molto difficile, date le premesse. Ma non voglio porre limiti alla provvidenza.