Nel 1976 Carlo Cipolla, uno storico italiano specializzato in storia economica, si mise alla ricerca di una definizione sociologica e di una teoria della stupidità umana. Il saggio che ne venne fuori, intitolato “Le leggi fondamentali della stupidità umana”, era inteso come un opuscolo umoristico da distribuire a parenti e amici come regalo di Natale. So che il Natale è già passato, ma ho pensato di condividere con voi cari lettori e amici un riassunto del suo lavoro. Chiamiamolo un regalo di Natale in ritardo!
Cipolla, nella sua introduzione, afferma: “questo saggio non è né frutto del cinismo né un esercizio di disfattismo sociale, non più di quanto lo sia un libro di microbiologia. Le pagine seguenti sono, infatti, il risultato di uno sforzo costruttivo per indagare, conoscere e quindi possibilmente neutralizzare una delle forze più potenti e oscure che ostacolano la crescita del benessere e della felicità umana.” Nonostante il tono giocoso (o meglio proprio per questo), credo che il saggio esplori alcuni affascinanti dilemmi sociali nei quali valga la pena immergersi.
In una nota personale, e nel tentativo di includere il nostro attuale clima di “politicamente corretto” nel testo, si noti che le parole stupido o stupidità non sono intese come un’osservazione offensiva o denigratoria ma piuttosto una definizione tecnica di una realtà umana.
Prima Legge: sempre e inevitabilmente ognuno di noi sottovaluta il numero di individui stupidi in circolazione.
Non importa se sei un cinico od un ottimista, indubbiamente molte volte sei stato scioccato dalla stupidità di membri della razza umana (e sono disposto a scommettere che è successo almeno una volta negli ultimi dieci giorni). Cipolla ci invita a considerare che:
“Per quanto alta sia la stima quantitativa che si fa della stupidità umana, si rimane ripetutamente stupiti dal fatto che:
a) persone che in passato si sono giudicate razionali e intelligenti poi si rivelano improvvisamente, inequivocabilmente e irrimediabilmente stupide;
b) giorno dopo giorno, con incessante monotonia, si è ostacolati nella propria attività da individui ostinatamente stupidi, che improvvisamente e inaspettatamente compaiono nei luoghi e nei momenti meno opportuni”.
Seconda Legge: la probabilità che una certa persona sia stupida è indipendente da qualsiasi altra caratteristica della persona stessa.
Per Cipolla la stupidità non è determinata da fattori culturali ma da fattori biogenetici. Alcune persone nascono alte, alcune hanno i capelli rossi, alcune hanno gli occhi verdi e altre semplicemente nascono stupide. In altre parole, non ci sono discriminazioni di classe, razza, sesso o credo nella stupidità. Aggiunge: “Credo fermamente che la stupidità sia una prerogativa indiscriminata di ogni gruppo umano e che questa prerogativa sia distribuita uniformemente secondo una proporzione costante”.
Inoltre: “A questo proposito, la Natura sembra davvero aver superato se stessa. È risaputo che la Natura, abbastanza misteriosamente, riesce a mantenere costante la frequenza relativa di certi fenomeni naturali. (…) Non sappiamo come la Natura raggiunga questo straordinario risultato (…) Il fatto straordinario sulla frequenza della stupidità è che la Natura riesce a fare in modo che questa frequenza sia sempre e ovunque uguale alla probabilità indipendentemente dalle dimensioni del gruppo, tanto che si trova la stessa percentuale di stupidi sia che si tenga conto di gruppi molto grandi che di gruppi molto piccoli. Nessun altro tipo di fenomeno sotto osservazione offre una prova così singolare del potere della Natura “.
Per dimostrare la tesi una serie di studi sono stati condotti in varie università di tutto il mondo. Le popolazioni di queste università sono state divise in quattro grandi categorie intese ad esprimere classe e livello di istruzione: custodi, dipendenti, studenti, docenti. Il sorprendente risultato è stato che la percentuale di stupidi è rimasta la stessa nelle quattro categorie. Hanno ripetuto il test con dei vincitori del Premio Nobel, l’élite, la “crème de la crème”, e il risultato è stato di scoprire che una percentuale paragonabile di vincitori del Premio Nobel è stupida (non so voi ma questo non mi sorprende per niente!).
Intervallo tecnico
“A questo punto è necessario chiarire il concetto di stupidità umana”. Cipolla cita la famosa affermazione di Aristotele che “l’uomo è un animale sociale”. Non importa se vivete in una metropoli o nei boschi, prima o poi avrete a che fare con altri esseri umani. E così facendo sarete costretti a compiere o meno un’azione specifica. Aggiunge: “Da qualsiasi azione, o non azione, ognuno di noi ricava un guadagno o una perdita e allo stesso tempo determina un guadagno o una perdita per qualcun altro”.
Lo illustra in questo grafico:
Da questi due fattori, da considerare per esplorare il comportamento umano, si ottengono quattro gruppi di persone (più uno aggiuntivo, persone inefficaci, composte da persone che rifiutano ogni azione). Questi quattro gruppi sono: persone intelligenti, banditi, sprovveduti e stupidi. Questi gruppi sono definiti come segue:
Intelligenti: persone le cui azioni portano benefici a se stesse e agli altri.
Banditi: persone le cui azioni portano benefici a se stesse ma perdite agli altri.
Sprovveduti: persone le cui azioni portano benefici agli altri ma perdite a se stessi.
Stupidi: persone le cui azioni portano perdite a se stesse ed agli altri.
Terza (e aurea) Legge: una persona stupida è una persona che causa un danno a un’altra persona o gruppo di persone senza nel contempo realizzare alcun vantaggio per sé o addirittura subendo una perdita.
“Di fronte alla terza legge fondamentale, le persone razionali reagiscono istintivamente con scetticismo ed incredulità. Il fatto è che le persone ragionevoli hanno difficoltà a concepire e comprendere comportamenti irragionevoli”.
Tutti possiamo capire le azioni di una persona intelligente in base all’efficacia dei risultati. Possiamo anche capire le azioni di un bandito, che nonostante un dubbio fondamento morale, agisce e si comporta seguendo uno schema logico. Possiamo anche capire i fallimenti di uno sprovveduto perché il suo tentativo fallito è comunque guidato da una logica legittima. Ma è difficile per una persona razionale venire a patti con le azioni illogiche, irragionevoli, assurde e incoerenti di una persona stupida. “Nessuno sa, capisce o può spiegare perché quell’assurda creatura fa quello che fa. In realtà non c’è spiegazione – o meglio – c’è una sola spiegazione: la persona in questione è stupida”.
Distribuzione della frequenza
Ovviamente nessun essere umano si comporta sempre in modo costante e coerente. Abbiamo tutti delle giornatacce, per così dire. Una persona intelligente a volte potrebbe agire in un modo che si avvicina al banditismo o alla sprovvedutezza. Ma poiché è fondamentalmente una persona intelligente “la maggior parte delle sue azioni avrà la caratteristica dell’intelligenza”. Lo stesso si può dire dei banditi e delle persone sprovvedute. L’unica categoria che rompe gli schemi è, ovviamente, quella delle persone stupide. “La ragione di ciò è che la stragrande maggioranza delle persone stupide sono fondamentalmente e fermamente stupide – in altre parole, insistono costantemente nel causare danni o perdite ad altre persone senza alcun guadagno per se stessi”.
Stupidità e potere
Tutti gli esseri umani, attraverso le loro azioni, hanno un effetto sulla loro comunità; la cui intensità è determinata dal grado di forza, che possiedono geneticamente, dei tratti inerenti alla loro categoria. E cioè quanto sono intelligenti, sprovveduti, criminali o stupidi. Ma anche, e più pericolosamente, deriva dalla posizione di potere ed autorità che occupano nella società. Se, come discusso in precedenza, la stessa percentuale di stupidi può essere trovata tra bidelli e vincitori di premi Nobel, è lecito ritenere che una percentuale relativa di stupidità sarà presente tra capi di stato, leader militari, economisti, capi di industria e così via. Con l’ulteriore problematica che la loro “capacità di danneggiare gli altri è pericolosamente accresciuta dalla posizione di potere che occupano”.
“La domanda che spesso le persone ragionevoli si pongono è: come e perché le persone stupide riescono a raggiungere posizioni di potere e autorità”. Cipolla risponde cosi: “Classe e casta erano le istituzioni sociali che consentivano un flusso costante di persone stupide in posizioni di potere nella maggior parte delle società preindustriali. Nel mondo industriale moderno (…) invece di classe e casta, ci sono partiti politici, burocrazia e democrazia. All’interno di un sistema democratico, le elezioni sono uno strumento molto efficace per garantire il mantenimento stabile di una percentuale di stupidi tra i potenti. Va ricordato che, secondo la Seconda Legge, una percentuale di persone che votano è stupida e le elezioni offrono loro una magnifica opportunità per danneggiare tutti gli altri, senza alcun guadagno dalla loro azione. E ciò facendo aiutano a mantenere un livello costante di sciocchi tra le persone al potere”. Date una rapida occhiata alla maggior parte dei politici in tutto il mondo e noterete che questo è tristemente vero.
Il potere della stupidità
Secondo Cipolla il vero potere e pericolo della stupidità risiede nella sua irrazionalità. Una persona intelligente può combattere un bandito perché entrambi combattono con le stesse armi: logica e razionalità. Una lotta tra una persona intelligente ed un bandito assomiglia ad una partita di scacchi in cui le migliori mosse determineranno il vincitore. Non è cosi nel caso di una persona stupida; perché una persona stupida si comporterà irrimediabilmente in modo irrazionale.
“Poiché le azioni di una persona stupida non sono conformi alle regole della razionalità, ne consegue che:
generalmente si è colti di sorpresa dall’attacco;
anche quando si acquisisce la consapevolezza dell’attacco, non è possibile organizzare una difesa razionale, perché l’attacco, di per sé, manca di qualsiasi struttura razionale ”.
Quarta Legge: le persone non stupide sottovalutano sempre il potenziale nocivo delle persone stupide. In particolare, i non stupidi dimenticano costantemente che in qualsiasi momento e luogo, e in qualunque circostanza, trattare e/o associarsi con individui stupidi si dimostra infallibilmente un costosissimo errore.
Non sorprende che uno sprovveduto non riconosca il pericolo di uno stupido. Dopo tutto é uno sprovveduto. Ciò che sorprende è che una persona intelligente od un bandito commettano lo stesso errore. Dovrebbero essere più giudiziosi. L’unica ipotesi che Cipolla può concepire è che, di fronte alla stupidità, le persone intelligenti siano sopraffatte da un senso di superiorità, pietà o disprezzo. Inoltre, una persona intelligente tende generalmente a credere che una persona stupida possa solo fare del male a se stessa, ma questo significa confondere la stupidità con la sprovvedutezza. Cipolla aggiunge: “A volte si è anche tentati di associarsi a un individuo stupido con l’obiettivo di usarlo per i propri scopi. Questa manovra può avere solo effetti disastrosi perché:
si basa sulla completa incomprensione della natura essenziale della stupidità
dà allo stupido largo spazio per esercitare i suoi talenti. (…) A causa della natura irregolare della stupidità, non si possono prevedere tutte le azioni e le reazioni della stessa e in breve tempo si sarà schiacciati e polverizzati dalle sue azioni imprevedibili.
Nel corso dei secoli, nella vita pubblica e privata, innumerevoli persone non hanno tenuto conto della Quarta Legge fondamentale e questo ha causato perdite incalcolabili all’umanità”.
Quinta Legge: la persona stupida è il tipo di persona più pericoloso che esista.
La quinta legge ha profonde conseguenze per il benessere sociale, politico, culturale ed economico di una comunità. Quando gli stupidi “si mettono al lavoro” non creano altro che perdite, per se stessi e per gli altri, e l’intera società è impoverita.
Quando una società è sana ed in crescita, i danni causati dalle persone stupide sono tenuti sotto controllo da quelle intelligenti. Ma se una società è in declino la stupidità diventa più attiva perché le persone intelligenti tendono a scomparire ed i banditi occupano sempre più posti di potere. Ciò rafforza inevitabilmente il potere distruttivo degli stupidi e porta il paese alla rovina.
Conclusione personale
C’è un aspetto dello studio di Cipolla che mi lascia insoddisfatto, ed è la considerazione della verità. Affinché la stupidità possa essere analizzata seguendo il suo sistema, dobbiamo prima definire il giusto punto di partenza della nostra analisi. Se la stupidità deve causare danno agli altri senza alcun vantaggio per se stessi, dobbiamo prima definire cosa costituisce un danno. Ovviamente nella maggior parte dei casi questo è ovvio, ma in situazioni più sottili e complesse non sempre è così. Usiamo un esempio attuale: i vaccini Covid. Se i vaccini sono un buon prodotto medico quelli che si rifiutano di prenderlo sono, per definizione di Cipolla, stupidi. Ma se i vaccini sono un cattivo prodotto, quelli che si rifiutano di prenderli sono intelligenti. Quindi, per definire la stupidità, dobbiamo avere una chiara definizione di buono e cattivo. E questo non è sempre facile da fare.
Il secondo aspetto che vorrei sottolineare è che essere sprovveduti, e cioè portare benefici agli altri ma perdite a se stessi, potrebbe essere considerato sia una debolezza che un atto di assoluta integrità etica e morale. Dopo tutto, Gesù di Nazaret non si è sacrificato per il bene dell’umanità? Non lo ha fatto Gandhi? San Francesco? Non è segno di una mente materialista considerare la sprovvedutezza una debolezza piuttosto che una virtù?
Detto questo, mi sembra che la proliferazione della stupidità in tutti i campi dell’odierna vita sociale sia un chiaro segno del declino dell’era capitalista. Un sistema che ha messo il profitto ed il piacere materiale al di sopra di ogni altra cosa ha creato un vuoto culturale di proporzioni bibliche. In questo spazio vuoto il virus della stupidità si è riprodotto in quantità sbalorditive. Il capitalismo edonistico, avendo eliminato le idee classiche di etica universale, si trova alla sua logica conclusione. Abbiamo barattato virtù per piacere, cultura per intrattenimento, giustizia economica per giustizia sociale, filosofia per meme, trascendente per immanente, ideali politici per ideologia cieca, Pink Floyd per Justin Bieber ed i risultati sono arrivati gente! Che tutte le innumerevoli stelle illuminino il vostro prospero cammino!
Nel novembre del 2011, in seguito alla pubblicazione dei registri afghani e iracheni, il governo degli Stati Uniti, sotto la bandiera del Grand Jury di Alexandria, Virginia, inizia ad indagare su Assange e Wikileaks. Allo stesso tempo l’FBI avvia un’indagine indipendente. L’accusa rimane segreta e sigillata per otto anni, anche se ci vuole solo un piccolo salto d’immaginazione per prevedere cosa possa contenere.
L’11 aprile 2019, giorno dell’arresto di Assange a Londra, l’accusa nei suoi confronti è aperta e resa pubblica. Ci si potrebbe porre delle domande su tale tempistica ma il motivo è piuttosto semplice: agli occhi del governo USA Assange è ora nelle mani di un paese alleato (si potrebbe dire complice o vassallo, a seconda dei punti di vista) che faciliterà l’estradizione di Assange. È accusato di cospirazione per commettere intrusione informatica (hacking in un computer del governo), un crimine relativamente minore che comporta una pena massima di 5 anni, con possibilità di libertà condizionale, se ritenuto colpevole.
L’accusa deriva da un incidente nel 2010, quando Assange avrebbe detto alla sua fonte, l’allora soldato Chelsea Manning, che l’avrebbe aiutata a decifrare una password che le avrebbe dato un accesso più completo ai computer militari da cui stava trapelando materiale classificato da fornire a WikiLeaks e anche consentirle di utilizzare un diverso nome utente per evitare il rilevamento. Al momento non è chiaro se Assange sia mai riuscito a decifrare la password.
In altre parole, il dipartimento di giustizia degli Stati Uniti afferma che Julian Assange non ha solo ricevuto informazioni da un informatore e poi le ha pubblicate (il che non è un crimine, piuttosto è buon giornalismo), ma che ha cospirato con la sua fonte (Manning) per ottenere informazioni (il che è un crimine in quanto atto di spionaggio). L’informazione è stata quindi utilizzata, sostiene il dipartimento di giustizia degli Stati Uniti, per danneggiare gli Stati Uniti a vantaggio di una nazione straniera (il che fa sorgere la domanda: quale nazione? E se Assange è una spia, sta spiando per conto di chi? Il popolo?). In breve, il governo degli Stati Uniti spera di dimostrare che Assange è una spia e non un giornalista.
Il 23 maggio 2019, Assange è incriminato con 17 nuove accuse relative all’Espionage Act del 1917 presso la Corte distrettuale degli Stati Uniti per il distretto orientale della Virginia. Queste sono: cospirazione per ottenimento e divulgazione di informazioni sulla difesa nazionale, cospirazione per commettere intrusioni informatiche, sette capi per ottenimento di informazioni sulla difesa nazionale e nove capi per divulgazione di informazioni sulla difesa nazionale. Queste accuse comportano una pena massima di 170 anni di carcere senza possibilità di libertà condizionale. La maggior parte delle cause intentate ai sensi dell’Espionage Act sono state contro dipendenti del governo che hanno avuto accesso ad informazioni sensibili e le hanno trasmesse a giornalisti ed altri. Il perseguimento di persone per atti relativi alla ricezione e pubblicazione di informazioni non è mai stato precedentemente sperimentato in un tribunale.
Quando l’intera accusa contro Assange diventa di dominio pubblico, inizia un dibattito mondiale sulla libertà di parola e di stampa. L’intera questione ruota attorno a questa distinzione: Julian Assange è un giornalista od una spia?
La maggior parte dei rappresentanti del governo degli Stati Uniti difende l’opinione che Assange sia una spia e non un giornalista. Il vicepresidente degli Stati Uniti, Joe Biden (il grande e splendente cavaliere di speranza), arriva addirittura a definirlo un terrorista. Una volta che hanno finalmente capito cosa potrebbe significare il caso di Assange per le pratiche giornalistiche, i media mainstream si svegliano. Il New York Times commenta che esso e altre organizzazioni giornalistiche hanno ottenuto gli stessi documenti di Wikileaks anche senza l’autorizzazione del governo. Dice anche che non è chiaro come le pubblicazioni di Wikileaks siano legalmente diverse da altre pubblicazioni di informazioni riservate. L’accusa degli Stati Uniti secondo cui la pubblicazione di questi segreti da parte di Assange era illegale è considerata controversa dalla CNN, dal Washington Post e da altri media mainstream. L’Associated Press sostiene che l’accusa di Assange presenta problemi di libertà dei media, poiché la sollecitazione e la pubblicazione di informazioni riservate è un lavoro di routine svolto dai giornalisti.
Edward Snowden riassume il caso al meglio: “Il Dipartimento di Giustizia ha appena dichiarato guerra – non a Wikileaks, ma al giornalismo stesso. Non si tratta più di Julian Assange: questo caso deciderà il futuro dei media“. Gli fa eco Ron Paul (candidato alle primarie repubblicane del 2008 e 2012): “In una società libera dovremmo conoscere la verità … In una società in cui la verità diventa tradimento, allora siamo in guai grossi. E ora, le persone che stanno rivelando la verità si stanno mettendo nei guai per questo”. Ed aggiunge: “Questi sono i media, non è vero? Voglio dire, perché non perseguiamo il New York Times o chiunque pubblichi queste informazioni?”
Questo è l’intero problema del caso di Assange. Le accuse mosse contro Assange potrebbero essere applicate a qualsiasi altro mezzo di informazione e/o giornalista. Con il processo di Assange ciò che è veramente in gioco non è solo la vita del giornalista ed editore più coraggioso del nostro tempo, ma la libertà di stampa stessa. Se Julian Assange è considerato un editore, viene imprigionato come tale. E se questo messaggio passa, e cioè che pubblicare materiale che danneggia la reputazione e l’attività del governo degli Stati Uniti porterà alla prigione, ogni giornalista nel mondo dovrebbe aver paura. Ed è proprio questo lo scopo. Julian Assange viene utilizzato come esempio per inviare un chiaro messaggio ai giornalisti di tutto il mondo: i tuoi diritti alla libertà di stampa esistono finché lo decidiamo. Se mai oserai pubblicare materiale dannoso contro il governo degli Stati Uniti, sarai messo in prigione.
Il caso contro Julian Assange potrebbe essere sintetizzato con il motto latino “Unum castigabis, centum emendabis” (colpirne uno per istruirne cento), che, in tempi moderni, è stato riportato in auge nientemeno che da Mao Tse-Tung.
PROCESSO DI ESTRADIZIONE
La prima udienza sulla richiesta statunitense di estradizione di Assange si tiene a Londra il 2 maggio 2019. Il processo è presieduto dal giudice Emma Arbuthnot. Alla domanda se avesse acconsentito all’estradizione, Assange risponde: “Non desidero arrendermi all’estradizione per aver fatto giornalismo che ha vinto molti, molti premi e protetto molte persone”. Il giudice nega quindi agli avvocati di Assange altro tempo per preparare il loro caso – anche se al loro cliente viene impedito in carcere di ricevere documenti legali e altri strumenti con cui difendersi.
Verso la fine del 2019, il giudice Arbuthnot si fa da parte a causa di una “percezione di pregiudizi”. Si scopre che suo marito, Lord James Arbuthnot, un ex ministro della difesa conservatore con legami con l’establishment militare e l’intelligence britannica, stava lavorando a stretto contatto con la neo-conservatrice Henry Jackson Society (HJS), un gruppo di pressione di destra con un programma fortemente anti-Assange. L’HJS ha definito Assange “pazzo e paranoico” e ha descritto l’asilo concessogli dal governo dell’Ecuador come “l’ultimo squallido buco verso il quale il signor Assange pensa di poter correre”. Vanessa Baraitser è nominata giudice presidente. In qualità di magistrato capo, Arbuthnot rimane la figura legale supervisore “responsabile del… sostegno e della guida” del giudice Baraitser. In altre parole la Arbuthnot rimane il burattinaio. Non esattamente un esempio di imparzialità del sistema giudiziario britannico.
Il 21 ottobre 2019, Assange compare in tribunale per un’udienza di gestione del caso. Quando il giudice Baraitser chiede della sua comprensione del procedimento, Assange risponde: “Non capisco come questo sia equo. Questa super potenza (gli USA) ha avuto 10 anni per prepararsi a questo caso ed io non posso nemmeno accedere ai miei scritti. È molto difficile da dove sono fare qualcosa, ma queste persone hanno risorse illimitate. Dicono che i giornalisti e gli informatori sono nemici della gente. Hanno vantaggi ingiusti nel trattare i documenti. Non è equo ciò che sta accadendo qui”.
Poi la crisi del Covid esplode in tutto il mondo. Ciò rallenta notevolmente il procedimento. A settembre alcuni testimoni testimoniano a distanza tramite collegamento video. I problemi tecnici causano notevoli ritardi. Amnesty International e otto membri del Parlamento europeo vedono revocato il loro accesso al live streaming. Non viene fornita alcuna reale spiegazione per questo. Altri testimoni testimoniano che le condizioni di reclusione, che probabilmente peggioreranno dopo l’estradizione negli Stati Uniti, mettono Assange ad alto rischio di depressione e suicidio, che è esacerbato dal fatto che lui soffre di una forma di autismo. Lo psichiatra Michael Kopelman testimonia che una lama di rasoio nascosta è stata trovata nella cella della prigione di Assange.
Poi arriva la svolta del processo. Patrick Eller, un ex esaminatore forense presso il Criminal Investigation Command dell’esercito degli Stati Uniti, testimonia che Assange non ha violato e non avrebbe potuto decifrare la password menzionata nell’atto di accusa degli Stati Uniti, poiché Chelsea Manning aveva intenzionalmente inviato solo una parte dell’hash della password. Inoltre, Eller afferma che il messaggio di Manning non era correlato ai documenti classificati che erano già in suo possesso. In altre parole, l’UNICA accusa che avrebbe potuto trasformare la posizione di Assange da quella di giornalista a quella di spia si è dimostrata falsa.
Nel dicembre 2020 Assange chiede la grazia al presidente Trump e sei vincitori del Premio Nobel gli scrivono una lettera chiedendo la grazia per Assange.
Il 4 gennaio 2021, il giudice Baraitser dichiara che Assange non può essere estradato negli Stati Uniti, citando preoccupazioni per la sua salute mentale e il rischio di suicidio in una prigione statunitense. Gli Stati Uniti hanno 14 giorni per presentare ricorso contro la sentenza, durante i quali Assange deve rimanere in prigione. Il presidente messicano Andres Manuel López Obrador, durante una conferenza stampa, afferma che i diplomatici messicani aspetteranno la liberazione di Assange per offrirgli un’asilo politico. Gli avvocati di Assange chiedono che venga rilasciato su cauzione. Il 6 gennaio questa viene negata.
UNA VITTORIA DI PIRRO
La notizia che Julian Assange non sarà estradato negli Stati Uniti è una gradita vittoria, ma viziata da argomenti legali che dovrebbero preoccuparci profondamente. La negazione della sua estradizione non arriva a causa dei numerosi argomenti di principio contro il caso di estradizione degli Stati Uniti – che sono stati tutti respinti dal giudice – ma perché Assange è considerato a rischio di suicidio. Il sistema di incarcerazione di massa degli Stati Uniti è così ovviamente barbaro e depravato che Assange correrebbe il grave rischio di suicidarsi se diventasse un’altra vittima delle sue carceri di massima sicurezza. In altre parole, la richiesta di estradizione degli Stati Uniti è stata respinta su quello che è effettivamente un tecnicismo e non sulla base di principi.
Il giudice Baraitser ha appoggiato tutti i principali argomenti legali del governo statunitense per l’estradizione, anche se sono stati completamente demoliti dagli avvocati di Assange. Ha accettato la loro nuova pericolosa definizione di giornalismo investigativo come “spionaggio”, e ha sottinteso che Assange avrebbe anche infranto il draconiano Official Secrets Act britannico esponendo i crimini di guerra del governo. Inoltre ha convenuto che il Trattato di estradizione del 2007 si applica nel caso di Assange, ignorando le parole effettive del trattato che esentano casi politici come il suo. Con il suo giudizio ha aperto la porta alla possibilità che qualsiasi giornalista colpevole di imbarazzare Washington possa essere sequestrato nel suo paese d’origine e mandato negli Stati Uniti per essere processato. Come se non bastasse, Baraitser ha accettato che proteggere le fonti nell’era digitale – come ha fatto Assange con l’informatrice Chelsea Manning, un obbligo essenziale per i giornalisti in una società libera – ora equivale a un “hacking” criminale. Ha cestinato la libertà di parola e i diritti di libertà di stampa, dicendo che non forniscono “la discrezione illimitata di Assange per decidere cosa pubblicare”. Sembra inoltre approvare le ampie prove che dimostrano che gli Stati Uniti hanno spiato Assange all’interno dell’ambasciata ecuadoriana, sia in violazione del diritto internazionale che del suo privilegio cliente-avvocato – una violazione dei suoi diritti legali più fondamentali che da sola avrebbe dovuto interrompere il procedimento.
Quindi, mentre celebriamo questa sentenza per Assange (sebbene non sia ancora fuori pericolo. Gli Stati Uniti hanno detto che appelleranno la decisione) dobbiamo anche denunciarla a gran voce come un attacco alla libertà di stampa, come un attacco alle nostre libertà collettive faticosamente conquistate e come un’attacco ai nostri sforzi per ritenere i governi responsabili dei crimini che commettono in nostro nome.
C’è un altro elemento preoccupante nella sentenza: dopo un decennio trascorso a screditare, disonorare e demonizzare Assange, questa sentenza non è altro che una continuazione di tale processo. L’estradizione è stata negata SOLO sulla base della salute mentale di Assange ed il suo autismo e per il fatto che è a rischio di suicidio. Se mai riacquisterà la sua libertà, sarà SOLO perché è stato caratterizzato come mentalmente infermo. Questo verrà usato per screditare non solo Assange, ma la causa per la quale combatte, l’organizzazione Wikileaks che ha contribuito a fondare e tutta le più ampie forme di dissidenza dalle narrazioni dell’establishment.
L’ultimo problema con la sentenza del giudice Barrister è, in termini pratici, che le sue argomentazioni diventano deboli in appello. Il giudice potrebbe aver (inavvertitamente ???) regalato agli Stati Uniti il loro asso nella manica. A causa della natura della sentenza, tutto ciò che il governo degli Stati Uniti dovrà fare è fornire assicurazioni al giudice sul trattamento di Julian Assange. La strategia per l’appello statunitense, essenzialmente, consisterà nel dimostrare che il loro spaventoso gulag non indurrà Julian a suicidarsi (o suicidarlo, in stile Epstein… sapete, quando il destino decide che le guardie si addormentano e le telecamere si rompono tutto in contemporanea).
Personalmente temo (anche se spero sinceramente di essere smentito) che questo sia stato un tentativo del governo del Regno Unito di rifarsi a Ponzio Pilato e lavarsi le mani del caso di fronte all’opinione pubblica del proprio paese. Tutto ciò che l’appello deve ora considerare è: una prigione del Regno Unito è più sicura di una prigione degli Stati Uniti? Sulla base del tasso di suicidi dei prigionieri nel Regno Unito sarà facile dimostrare che non lo è ed Assange perderà l’appello. E così finalmente il governo degli Stati Uniti avrà la sua vendetta contro Assange per aver mostrato la verità sull’omicidio di stato di persone innocenti.
Se ciò avverrà, i governi del Regno Unito e degli Stati Uniti avranno de facto emesso una condanna a morte sia per Assange che per la libertà di stampa.
E ADESSO?
Ci piace credere, attraverso il lavoro della propaganda, che l’Occidente viva in una democrazia liberale e libera che difende la libertà individuale, la libertà di parola e di opinione e la libertà di stampa. Ma una delle tante cose che abbiamo imparato grazie a Julian Assange è che queste non sono altro che belle storie della buonanotte. Negli ultimi 10 anni Julian Assange è stato perseguitato dal sistema in un tentativo senza precedenti di mettere a tacere un’editore e giornalista. Il suo crimine? Aver portato alla luce i crimini di guerra statunitensi ed i loschi affari dell’élite occidentale che governa gran parte del mondo.
Vi invito a riflettere su questo: cos’è il giornalismo? Qual è il suo ruolo ed il suo dovere in una società libera? I giornalisti dovrebbero riferire solo ciò che le autorità gli consentono di riferire o dovrebbe essere loro dovere riferire in modo specifico e prima di ogni altra cosa ciò che le autorità non vogliono che riferiscano? Il vero giornalismo era il sistema di controllo del potere. Era la voce critica in difesa del bene comune, della costituzione, dell’anima etica della nazione contro quelli che al potere avrebbero osato oltrepassare i propri doveri. Ma negli ultimi trent’anni, attraverso la corruzione e le minacce, queste voci dissenzienti sono state lentamente messe a tacere. Poi, il 4 gennaio 2021, la sentenza pronunciata dal giudice Vanessa Barrister (un nome che vivrà nell’infamia) ha segnato la morte definitiva del giornalismo.
Il sacrificio di Assange e la sua persecuzione ci mostrano che, al di là dei proclami sulla democrazia e la libertà di stampa, l’essenza della libertà non è compatibile con un sistema in cui una piccola oligarchia regna, manipola, governa e influenza miliardi di persone ignare di ciò che li circonda e della verità davanti ai loro occhi. Questo perché, nelle parole di un altro vero giornalista Glenn Greenwald: “Coloro che non cercano di dissentire o sovvertire in modo significativo il potere di solito negheranno – perché non percepiscono – che tale dissenso e sovversione sono, di fatto, rigorosamente proibiti. Continueranno a credere beatamente che la società in cui vivono garantisca le libertà civiche fondamentali – di parola, di stampa, di riunione, di giusto processo – perché hanno reso il loro discorso ed il loro attivismo, se esiste del tutto, così innocuo che nessuno con la capacità di farlo si prenderebbe la briga di cercare di ridurlo.”
La battaglia di Julian Assange per difendere le nostre libertà, per difendere coloro in terre lontane che bombardiamo a nostro piacimento per promuovere gli interessi egoistici di un’élite occidentale, la sua lotta per rendere le nostre società più eque, per costringere i potenti a rendere conto delle loro azioni, per rendere la nostra politica meno corrotta, i nostri sistemi legali più trasparenti, i nostri media meno disonesti dovrebbero essere anche la nostra battaglia. Perché è NOSTRO DOVERE come cittadini. Se non combattiamo per questi valori, le nostre società sono condannate e destinate alla tirannia.
Julian Assange, un eroe dei nostri tempi, ci ha mostrato la strada. Spetta a noi portare la torcia nella speranza che avesse ancora una volta ragione quando ha affermato: “È mia ferma convinzione che il coraggio sia contagioso”.
La battaglia di e per Julian Assange finirà solo quando sarà liberato.
Se desiderate aiutare, ecco alcuni siti Web che ospitano una varietà di azioni:
Dopo gli eventi in Svezia, solo una parola esce dalla bocca dell’informazione di massa: stupro. Viene stampata e ripetuta più e più volte da giornalisti, commentatori e conduttori televisivi. Questa (come abbiamo visto nella prima parte di questo articolo) semplicemente non é una descrizione accurata degli eventi né una valutazione equa delle accuse giudiziarie. Ma d’altra parte, lo scopo non é quello di riferire in modo equo quello che é successo, ma di far entrare nella testa del pubblico il collegamento “Assange uguale stupratore”. È tradito dai suoi colleghi.
I giornalisti che hanno lavorato con lui sulle fughe dei registri afghani e iracheni gli voltano le spalle ed inizia una campagna diffamatoria senza precedenti. Viene definito uno “stupratore”, un “individuo narcisista”, descritto come “pieno di sé”, uno che “cerca attenzioni”, uno “strumento dell’intelligence russa”, un “utile idiota”, un “criminale”, una “spia “… Viene accusato di avere “problemi di igiene”, di non “lavarsi i capelli” e di “spalmare i propri escrementi sulle pareti” (quest’ultimo è del Guardian).
Questo segna la prima volta nella storia che un giornalista pluripremiato, che ha portato all’attenzione del pubblico crimini di guerra, viene diffamato per non essersi lavato i capelli. Inutile dire che questo è uno dei punti più bassi nella storia del giornalismo. Ma dopotutto l’intenzione è chiara e, sembrerebbe, nessun colpo basso è abbastanza basso. L’informazione di massa vuole assassinare il suo personaggio, per trasformare Assange, una figura molto popolare tra il pubblico, in un mostro.
Perché dovrebbero farlo? Posso solo darvi la mia opinione personale e la prima cosa che mi viene in mente è la famosa citazione di Upton Sinclair: “È difficile far capire qualcosa a un uomo, quando il suo stipendio di dipende dal fatto non lo capisca!” Inoltre credo che lo odiassero perché il suo modello editoriale era una minaccia alla loro esistenza.
Assange ritiene che: “La trasparenza e la responsabilità sono questioni morali che devono essere l’essenza della vita pubblica e del giornalismo”. O, nelle parole del giornalista australiano ed amico di Assange, John Pilger: “Crede che i giornalisti siano gli agenti del popolo, non del potere: che noi, il popolo, abbiamo il diritto di conoscere i segreti più oscuri di coloro che affermano di agire in nostro nome”. In effetti Assange ha costretto questi “giornalisti” a guardarsi allo specchio e quello che hanno visto è stato i loro continui compromessi con l’integrità della loro professione e il loro sostegno a favore del potere, perché questo è il modo più semplice per farlo. giornalismo. In breve Assange li ha fatti vergognare e loro lo hanno odiato per questo.
ASILO POLITICO NELL’AMBASCIATA DELL’ ECUADOR
Il 20 novembre 2010, la polizia svedese emette un mandato di arresto internazionale per Assange. L’ 8 dicembre Assange si consegna alla polizia britannica e partecipa alla sua prima udienza per l’estradizione. Rimane in custodia.
Il 16 dicembre, durante la seconda udienza, gli viene concessa la libertà su cauzione dall’Alta Corte e viene rilasciato dopo che i suoi sostenitori pagano 240.000 sterline in contanti. Un’ulteriore udienza il 24 febbraio 2011 stabilisce che Assange deve essere estradato in Svezia. Questa decisione viene confermata dall’Alta Corte il 2 novembre e dalla Corte Suprema il 30 maggio dell’anno successivo.
Assange continua a rivendicare la sua innocenza e che non é preoccupato per il procedimento in Svezia in quanto tale. Crede che le accuse svedesi abbiano lo scopo di screditarlo e siano un pretesto per la sua estradizione dalla Svezia agli Stati Uniti dove, teme, affronterebbe un processo ingiusto e parziale che si concluderebbe con la sua reclusione in un lontano buco infernale americano. Una prova di questa convinzione è che gli avvocati di Assange fanno oltre 30 offerte per far sì che Assange visiti la Svezia in cambio della garanzia che non sia estradato negli Stati Uniti. Naturalmente queste proposte non vengono mai accettate.
Il 19 giugno 2012, Julian Assange entra nell’ambasciata ecuadoriana a Londra chiedendo asilo politico. Due mesi dopo, il 18 agosto, il presidente ecuadoriano Rafael Correa conferma che Assange può rimanere all’ambasciata a tempo indeterminato. Nella sua dichiarazione formale, l’Ecuador afferma che “come conseguenza della decisa difesa della libertà di espressione e di stampa di Assange … in un qualsiasi momento, può verificarsi una situazione in cui la sua vita, la sua sicurezza o la sua integrità personale saranno in pericolo”.
L’ambasciata ecuadoriana è piccola; un appartamento di tre camere da letto circondato da alti edifici che bloccano tutta la luce del sole. Assange lo descrive come “vivere dentro un’astronave”. Non ha cure mediche adeguate, poco spazio e poca privacy. Agenti pesantemente armati del servizio di polizia metropolitana inglese circondano l’edificio 24 ore su 24, 7 giorni su 7, pronti ad arrestarlo se dovesse uscire. Delle telecamere a lungo raggio sono collocate negli edifici che circondano l’ambasciata ed applicano un sistema di sorveglianza (spionaggio?) 24 ore su 24, 7 giorni su 7. A tutti gli effetti questo diventa uno dei luoghi più sorvegliati al mondo. Per favore, ricordatevi che a questo punto tutto ciò di cui Assange è accusato dal sistema giudiziario britannico è di aver saltato la cauzione.
La sorveglianza della polizia è stata ritirata per motivi di costi nell’ottobre 2015 (3 anni dopo), ma la polizia afferma che avrebbe comunque impiegato “diverse tattiche per arrestarlo”. È stato riferito che il costo delle attività di polizia per il periodo è compreso tra i 12,6 ed i 16 milioni di sterline pagate con il denaro dei contribuenti.
Il 5 febbraio 2016, il gruppo di lavoro delle Nazioni Unite sulla detenzione arbitraria studia il caso di Assange e conclude che è stato oggetto di detenzione arbitraria da parte dei governi del Regno Unito e della Svezia dal 7 dicembre 2010 (6 anni), compreso il periodo in prigione, su cauzione condizionale e presso l’ambasciata ecuadoriana. Il gruppo di lavoro afferma che Assange dovrebbe essere liberato e ricevere un risarcimento. I governi britannico e svedese respingono la richiesta.
Nel frattempo Julian Assange continua a dirigere WikiLeaks dall’interno dell’ambasciata.
EDWARD SNOWDEN E GOOGLE
Nel 2013 Edward Snowden, un dipendente e subappaltatore della CIA, divulga informazioni altamente classificate dalla National Security Agency (NSA). Le sue rivelazioni rivelano numerosi programmi di sorveglianza di massa globale gestiti dalla NSA con la collaborazione dei governi europei. Questo avvia una discussione internazionale sulla sicurezza nazionale e la privacy individuale.
WikiLeaks non ha nulla a che fare con la fuga di notizie né con la loro pubblicazione se non, forse, un’affinità spirituale tra informatori. Questa è la ragione più probabile per cui, nel giugno 2013, Assange e altri di WikiLeaks aiutano Snowden a fuggire dalle forze dell’ordine statunitensi ed a salvargli la vita. I dettagli della vicenda sono molto interessanti e divertenti ma un po lunghi da raccontare in questo articolo. Vi invito a cercarli su internet.
Nel 2014 Assange pubblica il libro “When Google met WikiLeaks” che racconta la storia dell’incontro tra Assange e Eric Schmidt (all’epoca CEO di Google). Nel libro Assange riporta lo stretto intrinseco legame tra le varie agenzie di spionaggio americane che, tramite Google, monitorano tutte le informazioni che transitano in rete. Inoltre, ci avverte del pericolo del monopolio dei servizi di Google. Afferma “Negli ultimi 15 anni Google è cresciuta all’interno di Internet come un parassita. Navigazione in Internet, social network, mappe, satelliti-droni, Google è nel nostro telefono, sul nostro desktop, sta invadendo ogni aspetto della nostra vita: sia personale che commerciale. A questo punto, Google ha un potere molto reale su chiunque usi Internet, cioè praticamente chiunque nel mondo contemporaneo”. Aggiunge inoltre: “Google è diventato malvagio. Ora è allineato con la politica estera americana. Ciò significa ad esempio che Google può intervenire nell’interesse degli Stati Uniti, può finire per compromettere la privacy di miliardi di persone e può utilizzare il potere della pubblicità a fini di propaganda”.
Le due visioni del futuro di Internet che emergono dal libro sono agli antipodi: per Assange “il potere liberatore della rete sta nella sua libertà e nel suo essere un mondo senza stato”. Per Schmidt, invece, “l’emancipazione di Internet coincide con gli obiettivi della politica estera americana“.
“Persone come Schmidt”, scrive Assange, “vi diranno che l’apertura mentale è una virtù, ma ogni punto di vista che sfidi l’eccezionalità americana, alla base della politica estera statunitense, rimarrà loro invisibile. Credono di fare del bene. E questo è il problema”.
ELEZIONI PRESIDENZIALI USA 2016
Durante le primarie presidenziali del Partito Democratico degli Stati Uniti del 2016, WikiLeaks tira fuori una delle loro fughe di notizie più audaci di sempre pubblicando e-mail inviate o ricevute dalla candidata presidenziale Hillary Clinton mentre era Segretario di Stato. È un terremoto politico di proporzioni bibliche.
In breve, questa è la storia: Hillary Clinton crea un server ed una rete di posta elettronica privati per se stessa, la sua famiglia ed i suoi più stretti collaboratori. Questo è vietato dalla legge perché così facendo si impedisce che le sue e-mail siano accessibili al governo federale ed al Congresso. Il server fisico è nascosto in un ufficio di proprietà dei Clinton a Manhattan, dove si trova anche il server della Fondazione Clinton. Hillary Clinton ha molte informazioni riservate su quel server. Le email del team di Clinton finiscono nelle mani di Assange e lui le pubblica su WikiLeaks. L’FBI inizia un’indagine sulla premessa che Hillary Clinton ha violato l’Espionage Act del 1913 consentendo che informazioni della difesa nazionale vengano “perse, rubate, astratte o distrutte” con “grave negligenza”.
Quando scopre dell’indagine dell’FBI, la Clinton cancella migliaia di e-mail con un programma chiamato “BleachBit”. La Clinton e il suo team legale utilizzano il software per distruggere circa 30.000 messaggi di posta elettronica che lei ritiene “personali”. Ma come ha sottolineato Trey Gowdy, membro della House Oversight Committee: “Non usi BleachBit per cancellare e-mail dei tuoi appuntamenti di yoga o con le tue amiche. Quando usi BleachBit, vuoi cancellare qualcosa che non vuoi che il mondo veda”.
Il rapporto dell’FBI dice che Justin Cooper, un’aiutante dei Clinton, ha distrutto due vecchi telefoni cellulari della Clinton “spezzandoli a metà o colpendoli con un martello“. Ciononostante, a seguito delle indagini, il direttore dell’FBI James Comey afferma che la Clinton é stata “estremamente negligente”, ma non ci sono motivi sufficienti per perseguire il caso.
Quindi cosa rivelano queste e-mail trapelate? Per la maggior parte niente di nuovo per coloro che avevano prestato attenzione alla carriera politica di Hillary Clinton. E cioè la discutibile relazione tra la Fondazione Clinton ed i suoi donatori, le sue amicizie con potenti interessi a Wall Street ed i suoi legami con ricchi contributori della campagna (oltre alla sua ricetta segreta per il “risotto perfetto”. Giuro!).
Ma che altro? Le e-mail fornivano una pistola fumante di qualche tipo? No. Ma, nelle parole di Assange: “Le e-mail di Clinton (…) creano una ricca immagine di come si comporti Hillary Clinton quando é in carica, ma, più in generale, di come opera il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti”.
Una di queste “ricche immagini”, secondo diversi osservatori, sebbene ciò non sia mai stato dimostrato, ritrae le vere ragioni dell’invasione franco-NATO della Libia ed il coinvolgimento attivo di Hillary Clinton nel far scoppiare la guerra. Devo sottolineare che la seguente versione non è stata ufficialmente dimostrata dalle email (o da qualsiasi altra fonte) ma la segnala perché personalmente la trovo sia interessante che plausibile.
Dunque la storia racconta che il Rais Muammar Gheddafi stava cercando, con la collaborazione di altri stati africani, di liberarsi dal giogo del FMI con la creazione di una nuova moneta panafricana. Voleva smettere di vendere petrolio libico in dollari USA ed iniziare a richiedere i pagamenti in “dinari” garantiti dall’oro (una valuta unica africana a base di oro, di cui la Libia aveva circa 150 tonnellate). Ciò aveva il potenziale di far crollare il dollaro ed il sistema monetario mondiale per estensione ed è, presumibilmente, la ragione dell’invasione e della rimozione di Gheddafi.
Qualunque cosa sia accaduta in Libia, quello che è certo è che il 22 luglio 2016 WikiLeaks rilascia un’altra serie di e-mail e documenti del Comitato Nazionale Democratico che apparentemente presentano modi per minare il concorrente più popolare Bernie Sanders a favore della Clinton mostrando apparenti favoritismi nei suoi confronti. Ciò porta alle dimissioni del presidente del partito Debbie Wasserman Schultz e solleva domande molto serie sulla legittimità dell’elezione di Hillary Clinton come candidato democratico. Le rivelazioni fatte da WikiLeaks giocano sicuramente un ruolo importante nella sua sconfitta contro Donald Trump.
Come tutti sappiamo (è stato ripetuto all’infinito negli ultimi quattro anni) dopo la sua sconfitta Hillary Clinton ed il Partito Democratico hanno iniziato ad accusare sia Julian Assange che Donald Trump di essere burattini russi (di Putin). Accusano Assange di essere una spia russa ed il governo russo di aver fornito ad Assange le e-mail trapelate. In altre parole, negli ultimi quattro anni il partito democratico ha accusato la Russia di aver violato (rubato) le elezioni del 2016 (il che è di per sé interessante considerando che oggi le stesse persone affermano che è impossibile farlo).
Julian Assange non ha mai detto da dove provenissero le fughe di notizie. In un’intervista del luglio 2016, ha insinuato che il membro dello staff del DNC Seth Rich fosse la fonte e che Rich fosse stato ucciso di conseguenza. WikiLeaks ha offerto una ricompensa di $ 20.000 per informazioni sul suo omicidio. Il procuratore speciale Robert Mueller, che ha condotto l’indagine sulla possibile interferenza russa nelle elezioni del 2016, ha affermato che Assange “sottintendeva falsamente” che Rich fosse la fonte per oscurare il fatto che la fonte fosse la Russia.
È impossibile, per ora, dire qual è la verità. Ma una cosa è certa: Julian Assange, agli occhi del governo Usa, aveva oltrepassato il limite. Doveva essere fermato. Non importa come.
ARRESTO NELL’AMBASCIATA ECUADORIANA
Il 2 aprile 2017 Lenín Moreno, il candidato di centrosinistra alle elezioni presidenziali ecuadoriane del 2017 ottiene una vittoria di misura. Subito dopo la sua elezione Moreno sposta drasticamente la sua posizione politica a destra, prendendo le distanze dall’eredità di sinistra di Correa e apportando cambiamenti neoliberali sia alla politica interna che a quella estera. Vuole, prima di tutto, migliorare le relazioni del paese con gli Stati Uniti.
Dopo una visita nel giugno 2018 del vicepresidente degli Stati Uniti Mike Pence, Moreno acquista armi, apparecchiature radar, sei elicotteri e altre attrezzature dagli Stati Uniti. Inizia anche una collaborazione con il governo degli Stati Uniti che includerebbe formazione militare e condivisione di informazioni. Durante il loro incontro Pence e Moreno parlano anche di Julian Assange. Diventa ovvio ai più che Assange è un’elemento dell’accordo.
Moreno ed il suo governo impongono nuove restrizioni ad Assange. Mettono telecamere ovunque nell’ambasciata, perquisiscono ogni visitatore, interrompono la sua connessione Internet, dimenticano di fornire ad Assange cibo e carta igienica… insomma, gli rendono la vita impossibile.
Inoltre consentono un’ampia operazione di sorveglianza contro Assange dall’interno dell’ambasciata. Poi lo accusano di essere scortese con il personale, di essere sporco, di puzzare, di lasciare escrementi nella toilette, di spalmare feci sui muri dell’ambasciata… Vale la pena notare che durante i 6 anni di permanenza di Assange in ambasciata non è stato fatto un solo commento negativo sul suo comportamento. Eppure, durante i 18 mesi di presidenza di Moreno, se dobbiamo credere alla narrazione ufficiale, Assange diventa unabestia feroce.
Comunque sia, l’11 aprile 2019, l’Ecuador revoca il suo asilo politico, con Moreno che afferma che l’Ecuador ha “raggiunto il limite per il comportamento di Assange”. Moreno chiama Assange un “monello viziato” ed un “miserabile hacker”. Lo stesso giorno è consentito l’ingresso nell’ambasciata alla polizia metropolitana che arresta Assange in relazione alla sua mancata consegna alla corte nel giugno 2012 per l’estradizione in Svezia.
È interessante notare che negli stessi giorni Lenín Moreno ed il governo ecuadoriano erano in attesa di un’imminente decisione da parte del Fondo Monetario Internazionale per concedere all’Ecuador un prestito di 4,2 miliardi di dollari. Sono sicuro che ciò non aveva nulla a che fare con la decisione di revocare l’asilo di Assange.
Assange viene portato alla prigione di Sua Maestà Belmarsh, una prigione maschile di categoria A (alta sicurezza) a Thamesmead, nel sud-est di Londra, conosciuta “per gli amici” come la Guantanamo del Regno Unito. La prigione è considerata una delle prigioni più dure al mondo e ospita terroristi violenti e assassini. La prigione è stata accusata più volte di maltrattamenti ai suoi detenuti.
Il regime carcerario costringe i detenuti a rimanere in piccole celle per 22 ore al giorno con precarie cure sanitarie e psicologiche. Ad Assange viene negato il diritto di fraternizzare con altri prigionieri, non ha accesso a Internet né al telefono, il che ostacola notevolmente la sua capacità di preparare la sua difesa.
A costo di sembrare ripetitivo, devo ricordarvi che in questo momento tutto ciò di cui Assange è colpevole, agli occhi della legge britannica, è di AVER SALTATO LA CAUZIONE!!
Il 1 maggio 2019 viene condannato a 50 settimane di reclusione. Il Gruppo di lavoro delle Nazioni Unite sulla detenzione arbitraria afferma che il verdetto viola “i principi di necessità e proporzionalità” per quella che viene considerata una “violazione minore”. Nils Mielzer, relatore speciale sulla tortura alle Nazioni Unite, che visita Assange insieme a due medici esperti di tortura, conferma che l’attivista probabilmente morirà in carcere se sarà detenuto per lungo tempo.
È sorprendente notare che organizzazioni, come Amnesty International, che denunciano formalmente qualsiasi violazione dei diritti umani in paesi classificati come non liberali, non hanno detto una parola o organizzato campagne di sensibilizzazione per Julian Assange. Il silenzio assordante di tutte le associazioni giornalistiche è meno sorprendente ma altrettanto vergognoso.
Dal film “We steal secrets. The story of Wikileaks” di Alex Gibney
Chi è Julian Assange? Per il governo degli Stati Uniti è un pericoloso hacker, una spia ed un terrorista che ha usato le sue capacità per rubare informazioni sensibili che hanno danneggiato gli Stati Uniti ed i loro agenti. Per i suoi sostenitori è un editore, un’eroico difensore della libertà di parola vittima di un tentativo senza precedenti da parte del sistema di mettere a tacere un giornalista. Il suo unico crimine, affermano, è quello di aver portato alla luce i crimini di guerra statunitensi e gli affari oscuri dell’élite occidentale che governa gran parte del mondo.
Ma qual è la verità? Vi invito a seguirmi in una storia di segreti militari, pirateria informatica e potere politico che dà del filo da torcere a John le Carré e, guarda caso, è anche una delle storie più importanti del nostro tempo.
GIOVENTÙ
Julian Paul Assange è nato il 3 luglio 1971 a Townsville, Queensland, Australia. Sua madre, Christine Ann Hawkins è un’artista e suo padre, John Shipton, un attivista pacifista ed un costruttore edilizio.
La famiglia è finanziariamente povera ma ricca intellettualmente; l’arte e la politica sono spesso soggetto di conversazione in famiglia. Il giovane Julian è un ragazzo intelligente e spiritoso soprannominato “il mago” da amici e familiari per la sua capacità di trovare soluzioni inaspettate e originali ai problemi.
Dopo il divorzio dei suoi genitori, Julian ha un’infanzia nomade, vivendo in oltre 30 paesi e città australiane fino all’adolescenza, quando si stabilisce con la madre ed il fratellastro a Melbourne.
Melbourne, a metà degli anni ’80, ospita comunità clandestine di hacker e rivoluzionari sociali; è un luogo di idee, ideali politici e sperimentazione. Lì il giovane Julian sviluppa una passione per i computer. Lui e i suoi amici prevedono l’imminente rivoluzione digitale, vogliono capirla e non solo farne parte, ma essere in prima linea. È un piccolo nerd (secchione) che passa la maggior parte delle sue giornate davanti ad un computer.
Nel 1987, all’età di 16 anni, Assange inizia ad “hackerare” con il soprannome di Mendax. Un hacker è una persona che esplora i metodi per violare le difese di un sistema informatico o di una rete informatica. Possono essere motivati da una moltitudine di ragioni, come il profitto, la protesta politica, la raccolta di informazioni … Per il giovane Julian Assange è prima di tutto una sfida intellettuale.
Immaginate di essere un adolescente davanti ad un computer nella vostra stanza a Melbourne e di riuscire ad entrare nei computer della NASA. Insomma, queste sono le persone che hanno messo un uomo sulla luna … quanto vi sentireste intelligente? E che emozione!
Si presume (ma non è mai stato dimostrato) che Assange potrebbe essere stato coinvolto nell’hack chiamato WANK (Worms Against Nuclear Killers, ma anche gergo per masturbazione) ai danni della NASA nel 1989. Si ritiene che il worm (verme-un malware informatico in grado di autoreplicarsi) sia stato creato da hacker con sede a Melbourne, ma nessuno è mai stato accusato ufficialmente. Il worm WANK è stato uno dei primi worm in assoluto ed era di natura giocosa e politica. Era programmato per indurre gli utenti a credere che i file dei loro computer fossero stati eliminati, tramite una finta finestra di dialogo per l’eliminazione di file che non poteva essere interrotta, sebbene nessun file sia stato effettivamente cancellato. Il worm conteneva oltre sessanta messaggi randomizzati visualizzati dagli utenti. Questi includevano “Vota anarchico” e “L’FBI ti sta osservando”. Lo slogan del worm, “Parlate di tempi di pace per tutti, ma poi vi preparate alla guerra“, era tratto dal testo della canzone “Blossom and Blood “dei Midnight Oil, un gruppo rock australiano noto per il suo attivismo politico.
Nel settembre 1991, Assange fu scoperto mentre si intrometteva nel terminal principale di Melbourne di Nortel, una multinazionale canadese di telecomunicazioni. Fu arrestato, si dichiarò colpevole di 24 accuse, fu condannato a pagare risarcimenti per 2.100 dollari australiani e rilasciato su cauzione per buona condotta.
Nel 1993, Assange fornisce la sua consulenza tecnica per assistere l’Unità di sfruttamento minorile della polizia di Victoria per perseguire persone sospettate di coinvolgimento in reati di pornografia infantile su Internet.
In seguito Assange studia programmazione, matematica e fisica alla Central Queensland University e successivamente all’Università di Melbourne. Non ha mai finito la laurea.
NASCITA DI WIKILEAKS
Ora c’è una cosa che è comune alla maggior parte degli hacker: vedono il mondo da una prospettiva diversa. La loro capacità di comprendere ed entrare nel funzionamento di sistemi informatici complessi permette loro di vedere la struttura che si nasconde dietro la superficie. Proprio come un architetto comprende la struttura fisica dell’edificio nascosto sotto una bellissima cattedrale, un hacker comprende il cablaggio dei sistemi digitali. Ciò consente loro di avere accesso alle informazioni reali che strutturano la realtà del nostro mondo digitalizzato. Possono vedere cosa c’è dietro le quinte, vedono la differenza tra le informazioni che vengono presentate al pubblico e ciò che c’è realmente sotto il cofano della macchina. In altre parole, vedono le bugie.
Si possono dire molte cose su Julian Assange ma nel 2006, quando ha co-fondato WikiLeaks, nessuno può negare che fosse guidato da una causa nobile e giusta: quella di esporre al pubblico le bugie che i governi e le figure potenti di tutto il mondo cercavano di nascondere.
WikiLeaks è stato creato come un gruppo anti-segretezza con la dichiarata intenzione di creare una piattaforma che consentisse di rivelare online, in modo sicuro, i documenti trapelati. Tecnicamente WikiLeaks non era altro che un dropbox digitale anonimo che consentiva agli informatori di caricare in modo anonimo le informazioni. Spiritualmente era una testata giornalistica che avrebbe usato queste informazioni per denunciare le ingiustizie di questo mondo. Questo non era mai stato fatto prima e si può dire che tutto ciò che è accaduto dopo è stata un’esplorazione, un esperimento, sulla libertà di parola da parte di un gruppo di guerriglieri.
Nei primi anni della sua esistenza nessuno ha prestato molta attenzione a WikiLeaks. Dopo tutto pubblicavano solo informazioni di paesi lontani, comprese rivelazioni sugli attacchi di droni nello Yemen, la corruzione nel mondo arabo, le esecuzioni extragiudiziali della polizia keniota, i disordini tibetani in Cina e lo scandalo petrolifero “Petrogate” in Perù.
Ma nel 2007 diventano improvvisamente di interesse per le autorità statunitensi dopo che pubblicano le “Procedure operative standard di Camp Delta”, un manuale militare che descriveva le operazioni quotidiane dell’esercito americano nella struttura di detenzione di Guantánamo Bay. Il manuale mostra continui abusi e indica che alcuni prigionieri venivano nascosti ai rappresentanti della Croce Rossa.
Il materiale pubblicato da WikiLeaks tra il 2006 e il 2009 ha attirato vari gradi di attenzione internazionale, ma è solo dopo che hanno iniziato a pubblicare documenti forniti dall’analista dell’intelligence dell’esercito americano Chelsea (nata Bradley) Manning, un giovane soldato scioccato da ciò che vedeva accadere intorno a lei, che WikiLeaks è diventato un nome conosciuto in tutto il mondo.
OMICIDIO COLLATERALE
Il primo dei documenti classificati forniti da Chelsea Manning e rilasciato da WikiLeaks è stato il famigerato video “Collateral Murder”, che mostra soldati degli Stati Uniti uccidere 18 civili da un elicottero in Iraq. Tra questi civili c’erano i giornalisti della Reuters Namir Noor-Eldeen ed il suo assistente Saeed Chmagh.
Dopo aver ricevuto il video, Assange ed i suoi collaboratori lavorano per una settimana per decifrare la crittografia militare del video; e quando ci riescono ciò che vedono scioccherà il mondo.
Il video, registrato il 12 luglio 2007, mostra l’equipaggio di due elicotteri Apache AH-64 statunitensi che sparavano con un cannone da 30 mm su un gruppo di civili a Baghdad, in Iraq.
Nel video si vede un gruppo di uomini che cammina per strada, questo gruppo viene erroneamente considerato dai soldati americani come un gruppo di ribelli. Parte dell’errore è dovuto alle telecamere che i due giornalisti Reuters tengono in mano e che i soldati ritengono siano armi.
Nell’audio del video possiamo sentire l’ordine di ingaggiare dato ed il cannone dell’elicottero che spara. Possiamo anche sentire i soldati americani esultare e ridere e prendere in giro le vittime con tremenda cattiveria e freddezza di cuore; come se stessero giocando ad un videogioco.
Quando il massacro finisce e la sparatoria si calma, vediamo passare un furgoncino civile guidato da Saleh Matasher Tomal. Il signor Tomal parcheggia il furgoncino ed esce per aiutare ed assistere i feriti. È a questo punto che gli elicotteri americani ricominciano a sparare, puntando al furgone e uccidendo il signor Tomal.
Quando l’attacco aereo è finalmente terminato, le truppe di terra statunitensi arrivano sulla scena. Guardano nel furgone e trovano due bambini feriti, il figlio e la figlia del signor Tomal. La bambina non può sbattere le palpebre perché i suoi occhi sono pieni di vetro. Uno dei soldati vuole portarla in un ospedale vicino ma i suoi superiori gli dicono di “smetterla di fare la fighetta”.
Quando la notizia dei bambini feriti viene trasmessa all’equipaggio dell’elicottero, possiamo sentire chiaramente il comandante affermare: “Beh, è colpa loro se portano i loro bambini in battaglia”.
Alla fine l’attacco ha provocato 18 morti, 2 bambini feriti e nessuno dei militari statunitensi è mai stato ritenuto responsabile.
Per Assange era un dovere morale e civile pubblicare il video. Doveva mostrare al pubblico i crimini di guerra che le forze armate statunitensi stavano commettendo in Iraq. Dopotutto questo è ciò per cui WikiLeaks era stato creato: per smascherare le malefatte che i governi commettono a nome nostro. Non ebbe paura ed il 5 aprile 2010 pubblicò il video.
Questo divenne una notizia da prima pagina in tutto il mondo e contribuì notevolmente a cambiare la prospettiva pubblica sulla guerra in Iraq. Assange diventa così un personaggio pubblico, una specie di rockstar ed un simbolo per i manifestanti di tutto il mondo. Ed il governo degli Stati Uniti non lo ha mai perdonato.
Ecco un link al video. Non posso mostrarlo qui ma seguite il link “Watch on Youtube” qui sotto. ATTENZIONE: contiene immagini molto grafiche e sconvolgerà e farà star male qualsiasi essere umano con un’anima.
REGISTRI DI GUERRA IN IRAQ ED IN AFGHANISTAN
Per tutto il resto dell’anno Chelsea Manning continua la sua attività di denuncia e fornisce a WikiLeaks enormi quantità di informazioni.
WikiLeaks procede con un lavoro molto difficile di redazione e organizzazione delle informazioni e nell’ottobre 2010 pubblica i registri della guerra in Iraq, una raccolta di 391.832 rapporti classificati dell’esercito degli Stati Uniti dal campo di guerra in Iraq che coprono il periodo dal 2004 al 2009.
Questo segna la prima volta che Wikileaks lavora in collaborazione con l’informazione di massa. I registri vengono infatti pubblicati anche da giornali come il Guardian, il New York Times e Der Spiegel.
Questi registri sono stati scritti da militari mentre erano in servizio in Iraq. Erano resoconti di cose che avevano visto o sperimentato durante il compimento dei loro doveri militari. Erano una sorta di diari di guerra molto dettagliati. In effetti erano, e sono ancora, la descrizione più accurata di una guerra mai resa pubblica. E la storia che raccontano é una storia di un’indicibile orrore.
In primo luogo divenne evidente che gli Stati Uniti ed i loro alleati stavano nascondendo il numero di vittime civili. I registri segnalano 66.081 morti civili su 109.000 morti registrate. Si tratta di 15.000 morti civili in più rispetto a quanto precedentemente ammesso dal governo degli Stati Uniti.
Poi diventò chiaro che i prigionieri di guerra erano sottoposti a violente torture.
Inoltre i registri confermarono precedenti accuse secondo cui l’esercito americano avrebbe consegnato molti prigionieri all’Iraqi Wolf Brigade (un commando speciale di polizia iracheno) che era stato accusato di aver picchiato prigionieri, torturandoli con trapani elettrici e giustiziato i sospetti.
Il Guardian ha affermato che i registri mostrano che “le autorità statunitensi non hanno indagato centinaia di denunce di abusi, torture, stupri e persino omicidi da parte della polizia e dei soldati iracheni” perché avevano una politica formale di ignorare tali accuse.
I registri dimostrarono anche che l’esercito americano autorizzò un elicottero da combattimento Apache ad aprire il fuoco su ribelli iracheni che stavano cercando di arrendersi e che il personale militare statunitense era stato coinvolto in vari casi di prostituzione minorile.
Quando inizi a pubblicare questo tipo di segreti, i governi iniziano a perdere il controllo della narrativa. Fino a quel momento il governo statunitense aveva venduto alla popolazione americana la storia di una guerra giusta combattuta per sbarazzarsi di un dittatore brutale e disumano nella quale solo pochi civili venivano uccisi. Wikileaks rivelò le loro bugie e l’opinione pubblica iniziò a cambiare. Questo è il potere di WikiLeaks.
Naturalmente tali rivelazioni sono destinate a far infuriare molte persone all’interno del complesso militare statunitense e così fu. Julian Assange diventò improvvisamente il nemico numero uno.
Il governo degli Stati Uniti accusò WikiLeaks di mettere in pericolo vite umane fornendo informazioni sensibili al nemico. È vero che i documenti avrebbero potuto essere redatti meglio, ma vale la pena notare che questa era una “prima volta”: mai prima nella storia dell’umanità una tale quantità di materiale militare sensibile è finita sulla scrivania di un’agenzia di stampa. Vale anche la pena notare che WikiLeaks contattò la Casa Bianca prima di pubblicare i registri e chiese il loro aiuto per redigere le informazioni. La Casa Bianca rifiutò.
Assange ha affermato di sperare che la pubblicazione “corregga alcuni degli attacchi alla verità avvenuti prima della guerra, durante la guerra e che sono continuati dopo la guerra”.
Questa è stata la più grande fuga di notizie di sempre e ha fatto luce sulla lunga lista di crimini di guerra commessi dagli Stati Uniti e dai loro alleati.
Nessuno nell’esercito degli Stati Uniti è mai stato ritenuto responsabile per nulla di tutto ciò.
CABLEGATE
Un mese dopo, il 28 novembre 2010, Assange e il suo team di WikiLeaks erano di nuovo al lavoro pubblicando un quarto di milione di telegrammi diplomatici statunitensi dal 1966 al 2010. Questo divenne noto come “Cablegate”.
Questi telegrammi erano una serie di documenti consistenti in rapporti e analisi scritte da diplomatici statunitensi in tutto il mondo e riconsegnati al Dipartimento di Stato. 100.000 di questi documenti erano contrassegnati come riservati e 15.000 come segreti.
Inizialmente WikiLeaks ha lavorato con organizzazioni di media occidentali affermate, pubblicando i telegrammi su cui si basavano i loro articoli.
I file dimostravano lo spionaggio degli Stati Uniti contro le Nazioni Unite e altri leader mondiali, rivelavano le tensioni tra gli Stati Uniti ed i loro alleati e mostravano la corruzione nei paesi di tutto il mondo contribuendo, tra l’altro, ad innescare la Primavera araba.
Dalle rivelazioni di questi documenti è emerso che tutte le cancellerie occidentali, i segretari dell’Onu, il segretario generale, nella persona di Ban Ki Moon, erano spiati dal governo degli Stati Uniti.
Inoltre, telegrammi hanno rivelato il tipo di pressione politica esercitata dai diplomatici statunitensi sulle loro controparti internazionali. Perché? Nelle parole dello stesso Julian Assange: “Quasi tutte le guerre iniziate negli ultimi 50 anni sono state il risultato di bugie dei media. Le popolazioni non amano le guerre. Devono essere ingannati per dichiarare guerre”.
Una tipica tattica rivelata dai documenti funzionava più o meno così: un diplomatico statunitense scriveva a un politico locale di qualsiasi paese alleato. Diceva qualcosa del tipo: “Abbiamo un problema con l’opinione pubblica del tuo paese: non sembrano sostenere le nostre guerre in Afghanistan o in Iraq. Ho bisogno che tu faccia qualcosa al riguardo. Voglio che organizzi un’intervista sul tuo canale televisivo principale in prima serata. L’intervista verrà fatta ad una donna afgana, la quale racconterà al pubblico una storia di quanto sia stato utile l’intervento militare statunitense per il popolo afghano. Non preoccuparti … provvederemo noi a fornire la donna in questione. Se non lo fai, ci saranno conseguenze.“
In breve, il Cablegate ha mostrato al mondo fino a che punto il governo degli Stati Uniti era disposto ad andare per mantenere la sua egemonia sul mondo.
È a questo punto che il governo degli Stati Uniti ha avviato un’indagine su WikiLeaks e Julian Assange con l’accusa di spionaggio.
ALLEGAZIONI SVEDESI
Dopo aver pubblicato il video “Collateral Murder”, Julian Assange divenne una rockstar; era all’apice della sua popolarità ed era diventato un’icona culturale per molte persone in tutto il mondo. Era giovane, di bell’aspetto, sulla prima pagina su tutti i giornali internazionali e considerato un nobile guerriero che lottava ambiziosamente contro il sistema. Era ammirato e desiderato ed in ugual misura odiato e disprezzato.
Nell’agosto 2010 riceve un’invito a recarsi a Stoccolma, in Svezia, per tenere un discorso. La donna che organizza l’evento gli propone di soggiornare nel suo monolocale con una sola camera da letto. Gli dice che sarà via durante il suo soggiorno e che lui può avere l’appartamento per sé. Julian accetta.
Ma quando arriva in Svezia la donna, 31 anni, cambia il suo programma, dice ad Assange che non se ne andrà più e invita Assange a rimanere comunque a casa sua. Julian accetta l’offerta. Una cosa tira l’altra e hanno un rapporto sessuale consensuale.
Alcuni giorni dopo Assange incontra una seconda donna, di 26 anni. A detta di tutti è una fan di Assange. Una cosa tira l’altra e hanno un rapporto sessuale consensuale.
Quello che Assange non sa è che le due donne si conoscono. Quando le due donne scoprono che è andato a letto con entrambe, lo denunciano alla polizia il 20 agosto 2010. Riferiscono che Assange aveva avuto rapporti sessuali non protetti con loro che presumibilmente violavano la portata del loro consenso (secondo quanto dicono volevano che lui usasse un preservativo e lui non l’avrebbe fatto). Una delle donne, inoltre, accusa Assange di aver avuto rapporti sessuali non protetti con lei (dopo il loro primo incontro sessuale) mentre dormiva. È importante capire che tutto ciò che vogliono è che la polizia costringa Assange a fare un test per malattie sessualmente trasmissibili. La polizia dice loro che non possono obbligare Assange a fare questi test, ma che le loro dichiarazioni verranno date ad un pubblico ministero. NESSUNA accusa di stupro è stata mai fatta. Julian viene interrogato, il caso è chiuso, gli viene detto che può lasciare il paese e lui torna nel Regno Unito.
Nel novembre 2010, tuttavia, il caso viene riaperto da un procuratore speciale che afferma di voler interrogare Assange su due capi di molestie sessuali, uno di coercizione illegale e uno di “stupro di grado minore”. Questo è l’inizio di la battaglia legale che Assange ha combattuto da allora.
È interessante sottolineare che nel 2019 il Relatore speciale delle Nazioni Unite sulla tortura, Nils Melzer ha indagato sulle accuse di stupro contro Assange e ha affermato di non aver mai visto un caso analogo in cui una persona è stata sottoposta a nove anni di indagini preliminari per stupro senza che delle accuse fossero presentate. Ha detto che gli avvocati di Assange hanno fatto oltre 30 offerte per organizzare la visita di Assange in Svezia in cambio della garanzia che non sarebbe stato estradato negli Stati Uniti e ha descritto tali assicurazioni diplomatiche come pratica internazionale di routine. Melzer ha criticato i pubblici ministeri svedesi, tra le altre cose, per aver presumibilmente modificato le dichiarazioni di una delle donne senza il suo coinvolgimento in modo da farlo sembrare un possibile stupro. Melzer descrive l’indagine svedese sullo stupro come “abuso di procedimenti giudiziari volti a spingere una persona in una posizione in cui non è in grado di difendersi”.
Il 19 novembre 2019 il procuratore Eva-Marie Persson chiude il procedimento penale svedese contro Julian Assange senza sporgere accuse formali. Annuncia di aver interrotto le sue indagini, dicendo che le prove non erano abbastanza forti.
Dal Film “Il lupo di Wall Street” di Martin Scorsese
RAPIDO SOMMARIO DELLA SECONDA PARTE
Siamo in guerra! Non contro un virus ma contro un pensiero.
Le due parti in lotta sono il neoliberismo ed il costituzionalismo.
Dopo la rivoluzione russa nell’ Ottobre del 1917, il sistema economico noto come capitalismo fu tenuto a bada da una realtà alternativa chiamata comunismo.
Questo si è tradotto, in Occidente, nella paura, dei leader politici e dell’industria, che i lavoratori potessero “diventare rossi”. E questo significò che i lavoratori dovevano essere tenuti contenti.
Quando il muro di Berlino è caduto e l’Unione Sovietica è crollata, non c’era più bisogno che il capitalismo fosse così generoso.
Negli anni ’90 le forze di mercato hanno cominciato a regnare sovrane.
Invece del trionfo della democrazia, abbiamo assistito al trionfo delle élite.
Una delle prime cose ad essere state ridotte dal sistema di welfare è stata l’assistenza sanitaria.
Negli ultimi dieci anni la sanità pubblica italiana è stata vittima di tagli finanziari per 37 miliardi di euro.
Ci sono solo due possibili spiegazioni per il modo in cui i governi hanno affrontato la crisi: totale inettitudine e idiozia o connivenza con intenti criminali.
La pratica di bloccare interi paesi avrà enormi conseguenze a breve, medio e lungo termine.
Secondo le Nazioni Unite, i blocchi potrebbero mettere a grave rischio i mezzi di sussistenza di 1,6 miliardi di persone e potrebbero spingere altri 150 milioni di bambini nella povertà.
Secondo le Nazioni Unite, a causa del “Great Lockdown”, 207 milioni di persone potrebbero cadere in condizioni di estrema povertà.
Il 2020 è “il peggior anno di crisi umanitaria dall’inizio delle Nazioni Unite” 75 anni fa.
La paura è stata diffusa dai cosiddetti media mainstream (informazione di massa), la grande fonte del terrore.
La paura è il grande ostacolo che blocca tutti gli altri sentimenti, specialmente la capacità di ragionare.
LE REGOLE DEL GIOCO
Qualsiasi buon investigatore vi dirà che esistono diverse tipologie di prove. Esistono prove statistiche, prove aneddotiche, prove storiche, prove circostanziali e prove definitive (la cosiddetta “pistola fumante”).
Ogni singolo elemento di prova non può essere compreso indipendentemente e deve essere contestualizzato all’interno del paradigma creato dal più ampio corpo di prove. In altre parole: un’informazione in sé potrebbe essere insignificante; è solo accumulando, confrontando e facendo riferimenti incrociati delle prove che potremmo iniziare a vedere il quadro più ampio e quindi fare piccoli passi verso la verità.
Questo ovviamente dovrebbe essere il lavoro di ogni giornalista serio, curioso ed onesto. Proprio come un’investigatore, un giornalista deve cercare i dettagli nel tentativo di mettere insieme l’immagine finale del puzzle.
Purtroppo oggi la maggior parte dei giornalisti demonizza la curiosità di coloro con i quali non sono d’accordo per evitare il difficile compito di spiegare come le accuse siano “infondate” o “cospirazioniste”.
Secondo me essere cospirazionisti è una qualità dell’intelligenza perché ti obbliga, per curiosità e per dovere morale e civile, a guardare dietro le quinte, al di là della propaganda e del velo delle apparenze.
Infine dobbiamo tenere a mente (lo dico principalmente a me stesso) che le prove aggregate non costituiscono necessariamente una prova definitiva.
Quello che segue è quindi un tentativo di fare un ulteriore passo avanti per guardare da lontano la crisi del Coronavirus, cercando di mettere insieme le prove a nostra disposizione, sapendo fin troppo bene che queste non costituiscono necessariamente una prova legale (per il momento).
In altre parole, il seguente è un esercizio di ragionamento filosofico e politico.
ORIGINI
Cosa sappiamo per certo finora? Affermiamo l’ovvio: un nuovo virus ha fatto la sua comparsa sul nostro pianeta. Riguardo alle sue origini, solo tre opzioni sono sul tavolo: un evento naturale (la teoria della zuppa di pipistrello), un errore umano (la teoria dell’incidente di laboratorio) ed un rilascio deliberato del virus (la teoria dell’arma biologica). Tutte e tre le teorie devono essere prese in considerazione con quasi uguali livelli di serietà e possibilità. Vale la pena notare che questa discussione è stata abbandonata abbastanza rapidamente e senza prove definitive nella conversazione pubblica. Questo è molto strano. Sarebbe come se un detective rinunciasse a cercare l’assassino e le sue motivazioni mentre stringe le spalle dicendo “oh beh, la vittima è morta comunque… che me ne importa?!”.
Vale la pena notare che ad oggi siamo in una situazione di “lui ha detto, l’altro ha detto”. La maggior parte degli scienziati tradizionali difende la teoria della “zuppa di pipistrello”. Fadela Chaib, una portavoce dell’OMS, ha affermato: “È probabile, possibile, che il virus sia di origine animale”. Si é unito a lei Richard Ebright, professore di biologia chimica alla Rutgers University: “Sulla base del genoma e delle proprietà del virus, non vi è alcuna indicazione che si tratti di un virus ingegnerizzato”.
Poi c’è, tra gli altri, il professor Luc Montagnier, vincitore del Premio Nobel per la Medicina nel 2008 per aver “scoperto” l’HIV come causa dell’epidemia di AIDS, il quale sostiene che il SARS-CoV-2 è un virus manipolato (prodotto dall’uomo). Il professore difende la “teoria dell’incidente di laboratorio” ed accusa il laboratorio di Wuhan di aver rilasciato accidentalmente il virus. Afferma che i ricercatori cinesi hanno utilizzato i coronavirus nel loro lavoro per sviluppare un vaccino contro l’AIDS. Afferma inoltre che frammenti di HIV RNA sono stati trovati nel genoma della SARS-CoV-2.
Ha detto: “Con il mio collega, il bio-matematico Jean-Claude Perez, abbiamo analizzato attentamente la descrizione del genoma di questo virus a RNA” e ha formulato la sua teoria sulla base di questo studio.
Vale la pena notare che altri hanno già esplorato questa strada: ricercatori indiani hanno già provato a pubblicare i risultati delle analisi che hanno mostrato che questo genoma del coronavirus conteneva sequenze del virus dell’HIV (virus dell’AIDS), ma sono stati costretti a ritirare i loro risultati poiché la pressione del mainstream era troppo grande.
Se questo fosse vero, vale la pena considerare che per inserire una sequenza di HIV in un genoma, sono necessari strumenti molecolari e ciò può essere fatto solo in laboratorio.
Finora non è possibile trovare affermazioni serie per la teoria “dell’arma biologia” (se sapete qualcosa che non conosco, sarei felice di esserne messo al corrente). Ciò non significa che questo sia impossibile, semplicemente che, al momento, è l’opzione meno probabile. Potrei provare a difendere questa teoria come esercizio mentale ma penso che, per il momento, sarebbe una perdita di tempo.
Comunque sia, che si tratti di un evento naturale, un errore umano o un attacco biologico deliberato (semplicemente non lo sappiamo per certo), è innegabile che il virus sia stato (è) utilizzato per una riorganizzazione generale della società e del governo in una svolta autoritaria senza precedenti del capitalismo.
IL GIGANTE CON I PIEDI D’ARGILLA
Facciamo un piccolo passo indietro per analizzare la situazione socio/economica pre Covid19.
Gran parte del mondo occidentale stava vivendo una profonda crisi del capitalismo neoliberista. L’economia del “libero mercato” (uso le virgolette perché il “libero mercato” è una chimera, pura illusione, non è mai esistito e mai esisterà) poggiava su basi fragili prima del virus. Il virus non era la causa, ma piuttosto lo spillo che ha forato la bolla.
Certo, la ricchezza finanziaria globale totale è aumentata di quasi 3 volte dal 1990, da $80 trilioni a $225 trilioni. Ma questa massiccia accumulazione di ricchezza poggiava sulla base molto debole del debito. Il mondo non ha creato alcuna ricchezza netta. Invece la ricchezza è stata semplicemente gonfiata artificialmente dalla creazione di credito e dalla stampa di moneta di uguale ammontare.
Dal 2000 ad oggi sono stati creati 200 trilioni di dollari di debito globale. Il 66% è composto da debito di basso livello e bassa qualità (cioè molto rischioso, che probabilmente non verrà mai ripagato). Inutile dire che il rischio di implosione era, ed è ancora, enorme.
Una parte importante del debito di 150 trilioni di dollari creato dalla grande crisi finanziaria, iniziata nel 2008, è rimasta alle banche e non è andata ai consumatori o all’industria. Questo è ciò che accade quando la strategia economica primaria dei governi e delle banche centrali consiste nel creare denaro dal nulla e poi questi fondi vengono utilizzati per sostenere il mercato azionario (il giocattolo delle élite) piuttosto che sostenere l’economia reale ed i bisogni delle persone.
In altre parole l’eccessiva finanziarizzazione (nell’interesse di pochi) delle nostre economie occidentali ha reso il sistema economicamente insostenibile e l’intero castello di carte stava per crollare.
Inoltre, era diventato sempre più chiaro alla maggior parte delle persone che i vincitori di tale sistema erano sempre meno (il famigerato 1%) a scapito delle masse. Il blocco oligarchico del capitalismo internazionale stava perdendo consensi e ovunque regnava un clima di insoddisfazione. Movimenti di protesta (Occupy Wall Street negli Stati Uniti, Gilets Jaunes in Francia …), l’ascesa del cosiddetto “populismo” in tutta Europa, il forte NO alle modifiche della Costituzione in Italia (cambiamenti voluti esplicitamente dal potere finanziario internazionale) l’appello di grande successo per una società più socialista di Bernie Sanders, la vittoria di Trump su Clinton (percepita da molte persone, a torto o a ragione, non è questo il punto, come vettore di cambiamento nello status quo), Brexit e così via, erano tutti chiari segnali di richieste di cambiamento nel paradigma. In altre parole, le persone stavano cominciando a rendersi conto che il capitalismo neoliberista era (è) la vera pandemia e che il cambiamento era (è) necessario.
E poi è arrivato il Covid e con esso la possibilità di nascondere tutto questo sotto il tappeto. L’imminente crisi finanziaria poteva essere attribuita al virus (e non all’avidità dei capitalisti e all’intrinseca ingiustizia del sistema) e tutti quei fastidiosi manifestanti che vagavano per le strade sarebbero presto stati rinchiusi nelle loro case.
UNO DEI PIÙ GRANDI TRASFERIMENTI DI RICCHEZZA DELLA STORIA
Vi ricordate come uno dei mantra durante questa crisi è stato “Siamo tutti sulla stessa barca”? Beh, non é vero! Ad esempio, i miliardari del mondo hanno fatto grandi guadagni durante la pandemia, facendo crescere le loro già enormi fortune aggregate fino ad un record di $10,2 trilioni.
Un rapporto della banca svizzera UBS ha rilevato che i miliardari nel mondo hanno aumentato la loro ricchezza di oltre un quarto (27,5%) al culmine della crisi da Aprile a Luglio, proprio mentre milioni di persone in tutto il mondo hanno perso il lavoro.
Solo negli Stati Uniti per un periodo di circa sette mesi a partire da metà Marzo – una settimana dopo che il presidente Trump ha dichiarato l’emergenza nazionale – i 614 miliardari americani hanno aumentato il loro patrimonio netto di 931 miliardi di dollari. Allo stesso tempo, quattro americani su dieci non avevano abbastanza contanti nei loro conti bancari per coprire una spesa imprevista di 400 dollari (diciamo medica?) e più di 40 milioni di americani hanno presentato istanza di disoccupazione.
Nella splendida patria del capitalismo, la Small Business Administration (un’agenzia governativa degli Stati Uniti che fornisce supporto agli imprenditori e alle piccole imprese) ha messo a disposizione delle piccole imprese 349 miliardi di dollari con il Paycheck Protection Program. Ma, proprio come nel 2008 e con l’intera truffa del “too big to fail”, 243 milioni di dollari sono stati raccolti da grandi società quotate in borsa, alcune delle quali valutate oltre 100 milioni di dollari. Anche gli hedge fund hanno presentato richieste per cercare di attingere a ciò che vedevano come denaro gratuito.
Ovviamente è stato di grande ulteriore aiuto per i nostri amici miliardari il fatto che ogni sostanziale pezzo di legislatura sul Covid 19, emanate in tutto il mondo, abbiano danneggiato le piccole imprese, avvantaggiando le grandi compagnie. Ciò indica, come minimo, un’ostinata indifferenza da parte dei legislatori alla difficile situazione delle piccole imprese, ma più probabilmente, uno sforzo consapevole per svantaggiare le piccole imprese a vantaggio delle multinazionali. Come correttamente sottolineato da un analista americano: “A meno che i nostri politici non siano deplorevolmente incompetenti, l’intento della politica non può essere separato dal suo effetto. E l’effetto della politica Covid19 sulle piccole imprese è stato devastante.”
Negli Stati Uniti tre persone sono i veri vincitori del più grande trasferimento di ricchezza della storia. E sono (rullo di tamburi)…
Terzo posto: Mark Zuckerberg (Facebook) con un patrimonio netto stimato pre-pandemia di $54,7 miliardi ha visto la sua ricchezza crescere di $46,5 miliardi (+ 85,1%) per raggiungere i $101,2 miliardi. Come quasi tutte le altre società quotate in borsa, il prezzo delle azioni di Facebook è sceso precipitosamente quando il Covid 19 ha colpito, da oltre $220 per azione a Febbraio a meno di $150 per azione a Marzo. Ma a Maggio, le azioni di Facebook hanno raggiunto livelli record e le azioni valevano oltre $276 per azione a metà Ottobre.
Secondo posto: Elon Musk (Tesla) con un patrimonio netto stimato pre-pandemia di $24,6 miliardi ha visto la sua ricchezza crescere di $68,2 miliardi (+ 277,4%) per raggiungere i $92,8 miliardi. Proprio come il signor Zuckerberg, il signor Musk ha fatto tutti questi soldi in borsa. Il 18 Marzo, le azioni Tesla valevano $72 per azione. Il 13 Ottobre, valeva oltre $440 per azione e da allora ha continuato ad aumentare fino ad oltre $500.
E il vincitore è: Jeff Bezos (Amazon) con un patrimonio netto stimato pre-pandemia di $113,0 miliardi ha visto la sua ricchezza crescere di $90,1 miliardi (+ 79,8%) per raggiungere i $203,1 miliardi. Il motivo è facile da immaginare: con un’intera economia ferma, le piccole imprese costrette a chiudere ed il divieto di uscire le persone hanno finito per fare acquisti online. Ovviamente il fatto che il signor Bezos abbia pagato $0 di tasse per due anni consecutivi (2017/18) e che quando il conto è finalmente arrivato nel 2019, ha pagato solo $162 milioni allo Stato Americano, un misero 1,2% del reddito dell’azienda quell’anno, ha aiutato un pochetto nel creare la sua fortuna (ma questa è un’altra storia).
Parte di ciò che ha reso possibile tutto questo è stato il rimbalzo del mercato azionario. Durante la chiusura dell’economia i mercati sono crollati ma sono risaliti rapidamente. Il viaggio dal livello record a un mercato ribassista a un nuovo record ha richiesto solo 126 giorni di negoziazioni, la salita più veloce di sempre. Quando il mercato azionario si è ripreso, l’ineguaglianza di ricchezza ha significato che i ricchi e i potenti avevano ancora soldi da investire e quindi hanno guadagnato, mentre le classi medie e inferiori no. Per citare Yanis Varoufakis: “Uno dei segreti che il 2020 ha portato allo scoperto è stato che le montagne di concentrazione di ricchezza privata che osserviamo hanno ben poco a che fare con l’imprenditorialità. Non ho dubbi che Jeff Bezos, Elon Musk o Warren Buffett abbiano un talento per fare soldi e conquistare i mercati. Ma solo una piccola percentuale del loro bottino accumulato è il risultato della creazione di valore.”
In altre parole, gli ulteriori $931 miliardi di miliardari accumulati non sono il risultato di alcuna innovazione o ingegnosità che ha generato ulteriori profitti. Si sono arricchiti nel sonno, per così dire, quando le banche centrali hanno inondato il sistema finanziario con denaro artificiale che ha fatto salire alle stelle i prezzi delle attività, e quindi la ricchezza dei miliardari. Come ha sottolineato un commentatore: “Più grande è il business, più sposta le medie principali, e questo è importante perché questa è la prima recessione in cui le grandi imprese stanno uscendo praticamente indenni, anzi ci stanno guadagnando”. Tutto questo mentre l’economia reale (le piccole e medie imprese) veniva massacrata.
Vale la pena considerare che tali ricchezze equivalgono a una fortuna quasi impossibile da spendere in più vite di lusso assoluto. Chiunque accumuli ricchezze di questa scala potrebbe facilmente permettersi di aumentare la paga dei dipendenti che generano la loro ricchezza, o contribuire molto di più in tasse per sostenere servizi pubblici vitali, pur rimanendo molto ben ricompensati per qualsiasi successo abbiano ottenuto. Ma è chiaro a tutti che non lo fanno. Non vogliono e non lo faranno mai a meno che non siano costretti.
Il fatto che la ricchezza dei miliardari sia aumentata così tanto in un momento in cui centinaia di milioni di persone in tutto il mondo stanno soffrendo potrebbe (DEVE!) portare alla rabbia pubblica e politica. Per loro c’è un grosso rischio di essere individuati dalla società come responsabili, e che la plebe li insegua con forconi e torce, per così dire, e ne sono molto consapevoli (e molto spaventati).
PRENDI I SOLDI E SCAPPA
Come abbiamo appena visto, i primi a trarre profitto dalla pandemia del Coronavirus sono stati i miliardari, ma non sono gli unici.
Il secondo ovvio vincitore è il cosiddetto Big Pharma poiché, come al solito, hanno deciso di anteporre il profitto ad una efficace risposta medica. La pandemia di Coronavirus è per loro un’opportunità di profitto senza precedenti, per l’ovvia ragione per cui quasi tutti sulla Terra sono destinati a diventare un cliente di qualche tipo. “Il potere del settore combinato con la paura sta guidando una spesa straordinaria”, afferma il rappresentante degli Stati Uniti Lloyd Doggett.
La storia più significativa della risposta scandalosa di Big Pharma alla crisi è la storia del Remdesivir.
In breve: Gilead, una società con una capitalizzazione di mercato di oltre $90 miliardi (che la rende più grande di Goldman Sachs) sviluppa un farmaco antivirale con l’aiuto di $99 milioni in fondi del governo americano (ricordatevi sempre che quando parliamo di Big Pharma il pubblico paga la maggior parte della ricerca e della produzione. Solo i profitti sono privatizzati). Non essendo stato approvato come trattamento per l’epatite e l’Ebola, è stato per circa tre mesi il prodotto più richiesto al mondo perché venduto come cura per Covid (è interessante notare che durante questi tre mesi Gilead ha speso quasi 2,5 milioni di dollari in attività di lobbying). Il prezzo del Remdesivir era di “miseri” $3.120 per ciclo di trattamento (6 giorni) per paziente. L’Institute for Clinical and Economic Review (ICER) ha riferito che preparare ogni dose costa solo $10 in materie prime e viene prodotta genericamente in Bangladesh. Gilead ha finito per vendere centinaia di migliaia di dosi. Il governo americano ha acquistato più di 500.000 dosi, che è l’intera produzione di Gilead per luglio e il 90% di agosto e settembre. Ovviamente in ottobre l’OMS ha annunciato che il Remdesivir aveva “poco o nessun effetto” nel trattamento del Covid-19.
Vi scongiuro! Quando si parla Big Pharma, tenete sempre presente che dovete riporre lo stesso grado di fiducia nelle loro promesse che porreste in un qualsiasi altro venditore (anzi forse meno perché ne potrebbe valere della vostra vita).
Per quanto riguarda i vaccini, dobbiamo solo sottolineare che i loro ricavi e profitti sono saliti alle stelle ad oltre 60 miliardi all’anno entro il 2020. Ogni nuovo vaccino vale circa un miliardo di dollari.
Infine chiudo questo capitolo con il dottor Kamran Abbasi, direttore esecutivo del British Medical Journal ed editore del Journal of the Royal Society of Medicine (non esattamente un teorico della cospirazione). Ha detto: “La scienza viene soppressa per ragioni politiche e finanziarie. Il Covid-19 ha causato una corruzione statale su larga scala dannosa per la salute pubblica. I politici e l’industria sono responsabili di questa opportunistica appropriazione indebita. Come lo sono scienziati ed esperti di salute. La pandemia ha rivelato come sia possibile manipolare il complesso medico-politico in un momento in cui è molto importante salvaguardare la scienza “.
Parlando di corruzione politica … in una nota a margine penso sia interessante mettere a verbale (potrebbe rivelarsi un’informazione utile nei mesi a venire) che Joe Biden ha guidato il gruppo tra i destinatari di contributi dall’industria sanitaria e farmaceutica durante la sua campagna elettorale.
CUI PRODEST?
Mi rendo conto che queste informazioni sono sufficienti per far infuriare quelli di noi che ancora hanno un’anima, eppure, cari amici, dobbiamo continuare a scendere in questa tana di coniglio di fango se vogliamo iniziare a mettere insieme questo brutto quadro d’insieme. Dobbiamo porci la domanda più importante: cui prodest? Chi ci guadagna da tutto questo?
Come abbiamo appena visto, ci sono enormi incentivi finanziari dietro questa crisi, ma questi potrebbero essere classificati come marci avvoltoi umani (mi scuso con i veri avvoltoi) che usano il sistema capitalista in un momento di crisi per fare un po’ di grana. La vera domanda deve essere: chi ci guadagna a lungo termine?
Se si guarda alle lezioni della storia, pare ovvio che privare le masse dell’autodeterminazione è sempre stato il sogno erotico delle élite. Che si combatta contro faraoni, cesari, imperatori o capitalisti miliardari, la lotta delle masse è sempre stata una lotta per la libertà e la lotta delle élite è sempre stata una lotta per impedirla.
È interessante notare (sono sicuro che vi sia passato per la testa) che tutte le misure sanitarie sono anche inequivocabilmente politiche in senso autoritario e tutte tendono alla realizzazione dei desideri delle élite. Ad esempio il distanziamento sociale (un vecchio sogno del capitalismo), il divieto di raduno (l’ultima volta che è stato attuato in Italia è stato durante le “leggi fascistissime”), ed, in Italia, almeno 9 articoli della Costituzione sospesi. Pertanto, è impossibile riunirsi, discutere, contestare, organizzare rivolte, movimenti politici… tutto ciò che è consentito è soggiogarsi al potere. Tutta l’attività politica al di fuori della narrativa ufficiale è stata de facto congelata. Stalin sarebbe orgoglioso!
Questo non è attuato solo a livello politico ma anche a livello sociale. Dobbiamo considerare in questo contesto la profonda e costante spinta verso una contactless society (società senza contatto), una società digitalizzata senza interazione umana. Lavoro online, finanza online, insegnamento online, appuntamenti online… vale la pena notare che tutte queste attività perdono tutto il significato umano senza interazione fisica.
Il telelavoro, per esempio, distrugge il confine tra il tempo della vita e il tempo del lavoro. Il capitalismo si insinua nelle nostre case, trasformandole in un luogo di produzione. Scompare la capacità di aggregazione dei lavoratori e quindi la possibilità di organizzare proteste (quelle che hanno portato alla conquista dei diritti sociali e sindacali). Il lavoro online segna la fine dell’esperienza lavorativa collettiva (questo è il sogno più antico delle élite capitaliste).
Il tele-insegnamento, o meglio l’insegnamento senza esperienza umana, è la morte dell’educazione. Una parte importante di ciò che rende l’istruzione così importante è l’incontro e la mescolanza di individui in un contesto culturale. In una scuola non è solo la conoscenza che cerchiamo, ma anche l’interazione sociale di culture, visioni e idee diverse. In altre parole a scuola impariamo come diventare cittadini efficaci. L’insegnamento online offre conoscenza ma non cultura. Può solo creare studenti che siano tecnicamente altamente efficienti ma completamente ignoranti nei modi del mondo (un altro sogno delle élite capitaliste: lavoratori altamente efficienti e altamente asociali).
Gli appuntamenti online e tutte le altre attività sociali online equivalgono a poco più che masturbazione e servono alla continua spinta al materialismo e al nichilismo dell’Occidente. Una spinta che vuole farci credere in nient’altro al di fuori della materia e del corpo (niente ideali, niente trascendenza, niente speranza, niente immaginazione) e ci chiede di tornare ad uno stato animale. Creando così una massa di atomi amorfi senza connessioni tra loro.
In breve, la distruzione capitalista ha raggiunto il suo obiettivo finale. Siamo pronti e disposti a rinunciare alla nostra dignità di uomini e non diventare altro che macchine da reddito.
“Ma c’è un virus mortale!” vi sento replicare. Diego Fusaro, filosofo italiano, osserva: “Questa è proprio la forza del nuovo paradigma terapeutico: nasconde la sua natura politica dietro la presunta oggettività della scienza medica (ovviamente mentre scredita qualsiasi scienziato che differisca dalla narrazione ufficiale – non esattamente un metodo di dibattito scientifico)”.
Vale anche la pena considerare che tutto ciò che sta accadendo assomiglia stranamente al più antico degli stratagemmi usati da tutti i dittatori: dichiarare un’emergenza, sospendere leggi e diritti ed emanare regole di condotta arbitrarie per giustificare l’appropriazione di poteri assoluti.
Ma potrei sbagliarmi e non abbiamo ancora prove definitive, quindi continuiamo a scavare ponendoci alcune domande. Se tutte le misure che sono state prese esistono solo all’interno del paradigma dell’emergenza, quanto durerà l’emergenza? E quando la minaccia Covid finirà (se mai finirà), i poteri assoluti del governo verranno automaticamente restituiti ai cittadini? Ma soprattutto, i “dispositivi di emergenza” si imporranno nella nostra vita quotidiana a lungo termine?
Un buon indicatore per rispondere a queste domande è la risposta politica dopo l’11 settembre. L’emergenza è ancora in corso 20 anni dopo, i poteri governativi messi in atto per rispondere all’emergenza terroristica non sono stati restituiti alle persone e i “dispositivi di emergenza” che avrebbero dovuto essere provvisori si sono effettivamente fatti strada nella nostra vita quotidiana ( i controlli aeroportuali sono solo uno sciocco esempio). 20 ANNI DOPO!!!
In realtà questo non è l’unico parallelo che possiamo tracciare tra l’11 settembre e il Covid-19. Dopo l’11 settembre eravamo tutti da considerare potenziali terroristi. Oggi, dopo il Covid-19, siamo tutti potenziali untori. Entrambe le narrazioni aiutano a imporre una società disciplinare di controllo totale in cui tutti devono essere trattati come un potenziale pericolo.
Mi sembra imperativo porci questa domanda: possiamo violare la costituzione (e buttare via i diritti che i nostri antenati hanno impiegato secoli per conquistare) in nome della lotta al virus?
Secondo alcuni in tempo di crisi è necessario mettere da parte la democrazia. E questo non è incostituzionale perché queste misure esistono solo nel momento della crisi. Ma cosa succede se l’emergenza non finisce, se continua all’infinito? Alcuni virologi hanno già dichiarato apertamente che il virus rimarrà con noi per molti anni, forse per sempre. In pratica, la costituzione viene aggirata.
Come ha sottolineato Diego Fusaro: “È interessante come la classe dirigente abbia utilizzato l’emergenza Covid per creare una specifica razionalità politica che, in nome dell’emergenza sempre rinnovata, rinnova e rende croniche le misure di emergenza. Hanno assicurato che ciò che è politicamente inaccettabile nella normalità diventa politicamente inevitabile con l’emergenza”.
IL GRANDE RINNOVAMENTO
Per fare un ulteriore passo verso un quadro più chiaro della crisi Covid vi invito a seguire un ragionamento logico di tipo “causa e conseguenza”. Funziona in questo modo:
Appare un virus = i governi decidono di bloccare interi paesi = le piccole e medie imprese sono costrette a chiudere ma le multinazionali e le istituzioni finanziarie no = distruzione dell’economia reale, proliferazione del mercato finanziario e prosperità di grandi aziende = tremenda povertà da una parte e ulteriore concentrazione di ricchezza dall’altra = i governi intervengono con l’aiuto finanziario delle persone = più dipendenza dal governo delle persone e più debito = più austerità in arrivo = privatizzazione dell’economia e delle infrastrutture = più profitti e potere per le multinazionali e le grandi ricchezze = maggiore controllo da parte del governo e del privato sulla popolazione = rispetto rigoroso di ciò che il governo vuole dalle persone per qualificarsi per gli aiuti finanziari.
Ed ecco fatto signore e signori! È nata una nuova dittatura! La crisi Covid ha permesso alla classe dirigente (il famigerato 1% – anche se in realtà dovremmo dire lo 0,001%) di avviare proattivamente una demolizione controllata dell’economia globale che sta per arricchire notevolmente i suoi membri, mentre l’inevitabile collasso spontaneo li avrebbe spazzati via.
È sempre necessario distruggere il vecchio per introdurre il nuovo. Una demolizione controllata dell’economia globale apre la strada al “Grande reset” attualmente promosso dal Forum economico mondiale, dalla Fondazione Bill e Melinda Gates, dal Fondo monetario internazionale e da altri importanti attori globali.
Probabilmente avete sentito parlare del termine “grande reset”, si tratta di una proposta politica ed economica fatta, in particolare, da Klaus Schwab e dai suoi amici del World Economic Forum (WEF) di Davos per contare e quindi gestire e controllare in modo efficiente tutte le risorse, comprese le persone, su una scala senza precedenti, con una precisione digitale senza precedenti. Ovviamente l’idea viene venduta come un’impresa filantropica (non è sempre così?) mirata a migliorare i nostri sistemi sociali, ridurre la scarsità di cibo, la fame e le malattie e combattere il cambiamento climatico (tutte cose che qualsiasi essere umano normale desidera). Ma in realtà non è un grande cambiamento di paradigma, ma un disperato tentativo di ristrutturare il sistema capitalista per durare nel tempo. Una riorganizzazione interna dei mezzi di produzione per accelerare e rafforzare i suoi processi.
Vandana Shiva, la grande attivista ambientale indiana e autrice anti-globalizzazione lo ha descritto al meglio: “Il grande reset intende essere il mantenimento ed il potenziamento della macchina di estrazione aziendale e la proprietà privata della vita”.
In altre parole, il “grande reset” non è altro che un “grande rinnovamento” del capitalismoneoliberista. Klaus Schwab, fondatore del Forum, ha avvertito: “Il mondo deve agire congiuntamente e rapidamente per rinnovare tutti gli aspetti delle nostre società ed economie, dall’istruzione, ai contratti sociali, alle condizioni di lavoro. Ogni paese, dagli Stati Uniti alla Cina, deve partecipare ed ogni settore, petrolio, gas, tecnologia, deve essere trasformato “.
Questa citazione del signor Schwab mi ricorda un’altra citazione di un altro suo collega germanofono… Adolf Hitler, quando disse: “Non mi interessa la politica. Mi interessa cambiare lo stile di vita delle persone”.
Una pubblicità che promuoveva il “Grande reset” è circolata per un po‘ sul sito web del WEF (ora è stata rimossa). L’incipit della pubblicità diceva: “Entro il 2030 non possederai nulla ma sarai felice“. È adorabile e sono sicuro che la signorina Thunberg ne sia molto felice. Personalmente ho una semplice domanda: se non possederemo nulla, chi sarà proprietario dei mezzi di produzione di ciò che consumeremo? Lascio la risposta alla vostra immaginazione.
Il grande rinnovamento (o Great Reset) non è altro che l’ultimo disperato tentativo globalista per convincere un mondo sempre più scettico che le stesse persone che hanno creato il modello post-1945 di globalizzazione, iper-finanziarizzazione, capitalismo neoliberale, guidato dal FMI e da mega-corporazioni sovranazionali, responsabili della distruzione del benessere sociale, del progressivo abbassamento del tenore di vita nei paesi industrializzati, del trasferimento del lavoro in paesi con manodopera a basso costo (leggi schiavi moderni), del neocolonialismo, della distruzione dell’ambiente, della distruzione dell’agricoltura tradizionale a favore dell’agroalimentare chimico, dello smisurato armamento del nostro pianeta, della costante invasione militare di paesi che hanno osato sognare sogni diversi, dell’assassinio di innumerevoli uomini, donne e bambini in tutto il mondo saranno ora a capo di un’iniziativa umanitaria che dovrebbe correggere i loro abusi e creare un mondo bello ed equo per tutti. Sarebbe molto ingenuo, pericoloso e stupido da parte nostra crederlo. E se lo facessimo, se cadremo nella loro trappola, tutto ciò che accadrà dopo sarà colpa nostra.
UNA QUALCHE FORMA DI SOCIALISMO O NEO-FEUDALISMO
Nel paese più ricco del mondo, gli Stati Uniti, 45.000 persone muoiono ogni anno semplicemente per la mancanza di copertura sanitaria. La principale causa di morte dei bambini sul pianeta, nonostante tutto il nostro potere tecnologico, è rimasta la fame. Questo quando le risorse attuali sono sufficienti, secondo l’Unicef, per sfamare 10 miliardi di persone sui 7,7 miliardi che abitano il pianeta.
Questo è il capitalismo neoliberista, baby, e se vi va bene cosi sono sorpreso che abbiate continuato a leggere fino a questo punto. Se invece non vi va bene, tenete presente che l’intera storia dell’umanità è una successione di paradigmi in cui alcuni uomini lottano per sfuggire alle prevaricazioni di altri, al fine di avere una società più giusta su questa Terra, e in cui gli esseri umani sono tutti protagonisti entro i limiti delle loro possibilità.
Chiedere più potere e meno libertà per garantire la sicurezza è il trucco più antico del mondo. Non è altro che un ricatto eNON DOBBIAMO obbedire.
Nessuna di queste degenerate anime neoliberiste parla di amore sacro per la verità, di giustizia, di lotta per la libertà, tanto meno di amore per il prossimo e per l’esercizio dei principi della Democrazia. Il loro unico pensiero è il volgare guadagno personale e l’accettazione di un mondo che è distorto e sempre più privo di aspirazioni umanistiche.
Ogni cambiamento dipende anche da tutti noi, da ciò in cui crediamo, dalla conoscenza che cerchiamo, da ciò che accettiamo, da ciò a cui aderiamo per una vita tranquilla o per interesse o per paura.
A causa di una natura umana che non riesce a riconoscere gli avvertimenti provenienti da tutte le parti e che ha scelto la comoda opzione di assecondare le epiche menzogne del governo e dei media, piuttosto che la scomoda alternativa di affrontare quelle stesse epiche bugie, ci siamo imbarcati lungo un percorso che potrebbe portarci a tempi molto bui. Come scriveva Antonio Gramsci: “la classe dirigente, se perde il consenso, usa l’autoritarismo e la violenza”.
La scelta che affronteremo in questo 2021 sarà decisiva: o accettiamo di entrare in un’era di neo-feudalesimo tecno-fascista (per paura, ignoranza e/o stupidità) in cui la borghesia sarà abolita per far posto ad una società a due velocità, con i super ricchi da una parte e il resto di noi dall’altra, o COMBATTIAMO!
Quindi vi prego: non scendete a compromessi con ciò che avete di fronte, coltivate quei valori interiori che possono cambiare il mondo e resistere a qualsiasi progetto diabolico.
Il vero negazionismo è quell’atteggiamento che rifiuta di porre domande su cose ovvie e nega a priori l’esercizio della ragione critica.
Informatevi, studiate, basate le vostre opinioni su fatti non propagandistici, difendete ciò in cui credete, fatelo con passione e soprattutto non abbiate paura di essere derisi o insultati. Non siete soli! Sempre più persone hanno dei dubbi e sempre più le domande giuste vengono poste. La massa critica sta crescendo e la propaganda sta perdendo potere. Questo è già visibile in tutte le città europee e americane, dove decine di migliaia di persone scendono in piazza, in difesa dei loro diritti civili, umani e costituzionali.
Non permettete al potere di mettervi i piedi in faccia. Abbiamo il vero potere nelle nostre mani perché noi siamo molti e loro sono pochi. Usate la vostra ragione e combattete con e per amore, giustizia, verità e bellezza.
E se proprio volete tenere una maschera sopra la bocca togliete almeno quella che vi copre gli occhi!
Il mondo oggi ha bisogno di ribelli, ribelli spirituali. Quindi amici miei, augurandovi un 2021 rivoluzionario, vi lascio con un semplice grido: RIBELLIAMOCI!
Commenti recenti